12/01/09

La miseria trendy.

Poverissimo villaggio Thailandese.
Per quest'inverno, la Croce Rossa di Roma ha organizzato un ritrovo per senzatetto dove lavarsi e passare la notte in un posto coperto e asciutto, magari anche con un pasto caldo.

Io non ci sono ancora andato. Cioè, non come ospite! Non sono mai andato a dare una mano come volontario, nonostante le ripetute richieste dell'Ispettore del Gruppo a cui appartengo (la Croce Rossa ha una struttura a Piramide Ramificata... o ad Albero Incasinato, se volete).

Io penso che alla fine almeno una volta ci andrò, ma non m'invento scuse del cavolo: se non ci vado troppo volentieri, è perché certi servizi, certi posti e certe persone mi mettono a disagio.

Appena entrato in Croce Rossa ho puntato subito il settore Affari Internazionali (non si chiama veramente così, non me lo ricordo bene) e m'ero messo in testa di fare l'ingegnere delle catastrofi o il barelliere nei cataclismi internazionali globali umanitari. Insomma volevo andare a salvare il mondo, ma il mondo pieno di fascino di paesi diversi e lontani. Non avevo mica voglia di perdere tempo con i problemi provinciali e banali che devastavano il mio paese (e devastazione è il termine più adatto): e tanto a quelli ci avrebbe pensato qualcun altro.

Be', di questo modo di pensare continuo a rendermi conto ogni volta che monto in ambulanza, o che semplicemente mi guardo attorno con un po' più di attenzione: c'è una solidarietà, una compassione, una voglia di aiutare sacrosanta e importante, ma legata agli stessi messaggi e sistemi che veicolano il marketing di una bevanda o dell'ultimo film appena uscito. Nel posto lontano e sperduto X c'è la guerra, l'emergenza umanitaria, la morte e lo sterminio, e tutti devono assolutamente intervenire.

Come no! Ci mancherebbe, non scherziamo. Solo che poi mi capita di entrare in casa di qualche ottantenne che ha chiamato l'ambulanza perché è da mesi che nessuno gli rivolge la parola, e sta impazzendo. Poi vedo persone con malattie mostruose che si fanno le medicazioni da sole perché a nessuno gliene frega niente se crepano o se campano un altro po'. Extracomunitari che vivono in 10 in una baracca senza luce né acqua e che si riscaldano con quello che capita, magari col rischio di darsi fuoco come purtroppo spesso succede. Gente con problemi insormontabili, disperata e sola e a cui nessuno darà mai una mano, perché i malati soli e vecchi o drogati e drepressi fanno pure un po' schifo, diciamo le cose come stanno.

Il tizio che muore in Africa, invece, non mi tocca davvero: me lo tolgo dalla coscienza con un click del mouse o mandando un messaggino. Non sento il suo odore, e non provo la paura nell'accostarmi a una realtà diversa che potrebbe farmi del male. In fin dei conti, i problemi più interessanti sono quelli che si risolvono con le chiacchiere e aspettando poi che ci pensi qualcun altro. Chi sta male qui vicino a noi, invece, chi è solo, chi è povero e chi non sa costruirsi l'immagine di una miseria in qualche modo attraente, detto in parole semplici, non è abbastanza trendy.

E se non sei trendy, non fai proprio pena a nessuno.

Simone

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