
Le prime copie di
Io scrivo - Manuale di sopravvivenza creativa per scrittori esordienti (spero di ricordarmi bene almeno il titolo!) sono arrivate nel negozio online della Delos ad Aprile dello scorso anno, mentre se non sbaglio il libro è apparso
nelle librerie attorno a Maggio.
A un anno di distanza dalla pubblicazione, è quasi il momento di
tirare le somme e di ragionare su come è andata questa esperienza. Dico
quasi perché, a differenza di altre tipologie di testi e di altri generi, un trattato sulla scrittura è un libro che rimane in un certo senso
nuovo per più tempo. A mano a mano che
nuove persone scoprono i siti della Delos e le loro iniziative dedicate alla scrittura creativa, queste persone possono sempre scoprire
anche il mio testo, e decidere di comprarlo.
Fatta questa premessa, a Dicembre 2009 il libro aveva venduto
TOT copie. Non dico il numero esatto, per tanti motivi, ma sappiate semplicemente che
TOT copie per un libro di un piccolo editore non sono tante, ma non sono nemmeno pochissime. Sono certamente
meno di quello che speravo - per motivi che spiegherò più avanti - ma più di quello che temevo per cui, insomma, così è e
così è andata senza tragedie o festeggiamenti vari. Una cosa, diciamo,
accettabile.
Di certo, mi sarebbe piaciuto che il libro andasse
un po' meglio. Non dico che volevo vendere chissà cosa, considerando che siamo sempre nell'ambito della piccola/media editoria, ma secondo me non sono riuscito a superare una sorta di
punto di rottura di copie vendute, che era invece il mio obiettivo primario. Se il libro girava un po' di più di quanto non abbia fatto, io sarei iniziato a passare per l'autore che
in un certo senso funziona, e qualche editore avrebbe potuto pubblicarmi anche cose che - magari - a uno scrittore sconosciuto non pubblicherebbero mai.
In particolare c'è una sorta di
seguito di
Io scrivo, la raccolta dei post sulla scrittura che ho scritto dopo quelli raccolti nel primo libro, che aspetta solo di essere montato a partire dal materiale che avevo. Soltanto che
il seguito di un libro che non ha venduto moltissimo, generalmente, non è che venda più del titolo originale, e almeno per ora tutto il materiale non può trovare una collocazione editoriale.
Stessa storia per
Il mondo quasi nuovo, la raccolta degli articoli che scrivevo nel
secondo blog. Secondo me, se è piaciuto Io scrivo (e di questo parlerò tra un attimo) non vedo perché non dovrebbe piacere anche quest'altro mio testo, magari a un pubblico
più eterogenero rispetto a quello degli aspiranti scrittori.
Parlando dell'
apprezzamento che ha ricevuto Io scrivo, devo dire che - al di là dei dati di vendita - le cose sono andate
ben oltre quello che speravo. Tra recensioni, email ricevute, commenti su Anobii e richieste di amicizia su facebook, non mi pare ci sia
alcun dubbio che ai lettori il testo sia piaciuto. Quello che penso io è che se su TOT persone che comprano un libro almeno il
20 per cento decide, in qualche modo, di parlarne online o di contattare l'autore, è evidente che in un qualche modo il testo deve averli colpiti. E sicuramente preferisco aver venduto
meno del preventivato senza scontentare nessuno, piuttosto che aver scritto un
best-seller per sentirmi dire da chi mi scrive che il libro gli ha fatto schifo.
Più che altro, a me andrebbe bene una
normalissima via di mezzo: un libro che vende il giusto e piace il giusto, senza sogni di gloria o altro. Come ho già detto altre volte, a me di diventare uno
scrittore famoso non può fregarmene di meno: la gente famosa non mi pare più soddisfatta o più felice di quella normale, e la semplice idea di essere riconosciuto da qualcuno quando vado in giro a farmi
i cazzi miei mi dà un vago senso di inquietudine che non sarei proprio disposto ad accettare.
Io
nella mia vita farò il dottore, magari farò pure ancora (in qualche modo) l'ingegnere, suonerò la batteria quando ne avrò voglia, andrò sempre alla
Croce Rossa e tutte le cose che mi piace fare adesso o che mi piaceranno un domani. Poi vorrei
anche pubblicare un libretto ogni tanto, avendo il mio spazietto ben definito senza fantasie o paranoie strane, e sentirmi gratificato nel sapere che quello che scrivo - a un certo pubblico - piace.
Quello che temo, è che
non sia possibile: dopo anni di scrittura, blog e relazioni più o meno stabili con persone che lavorano in editoria, mi pare che ci siano solo due possibilità. O ti butti negli ebook autoprodotti e nella micro-editoria,
rinunciando perciò ad avere un certo tipo di visibilità e di pubblico (per me è una scelta
sacrosanta, ma non è la mia, e finiamo subito il discorso) oppure punti a editori più grandi ai quali, però, devi essere in grado di proporre lavori che si inseriscano perfettamente in tutta una serie di canoni che - per incapacità o per
semplice sfiga - io non sono mai stato in grado di rispettare.
Insomma la scelta, forse, a questo punto, è o di
mollare tutto perché tanto quello che cerco io non è raggiungibile, o di continuare a provare e a scrivere come pare a me,
sperando che prima o poi la ruota giri di nuovo, e arrivi un altro colpo di fortuna come quello avuto con la Delos.
E le scelte, come ormai per chi mi legge sarà evidente da tempo, le ho fatte
entrambe: per un po' mollo, e per un po' vado avanti.
Mollo di sicuro con i discorsi sulla scrittura, con i blog letterari e con tutto quello che riguarda gli
aspiranti scrittori.
Ciao e addio a recensori piagnoni, autori falliti, gente che
rosica per il successo degli altri, persone che distruggono senza rispetto il lavoro altrui, giustizieri senza nome, ipocriti, illusi e montati. Il funzionamento dell'editoria, o del
mondo reale (perché in fondo di quello si tratta) mi pare talmente evidente e sviscerato a un livello tale che
non ha più senso, per me, stare ancora a parlarne. Uno scrittore è uno che parla e comunica e
dice qualcosa, e questo processo non passa per la ripetizione infinita degli stessi, identici concetti.
Cosa
diversa, ovviamente, se il mio ruolo non sarà quello dell'
aspirante scrittore emergente che non lo pubblica nessuno (visto che
non è neppure quello che sono, ormai da un anno) ma dell'autore che ha una determinata esperienza e conoscenza di certi argomenti, e che
a ragion veduta dice la sua. E magari ancora meglio se si parla di medicina, o
di ingegneria, invece che dei soliti libri.
Vado invece
avanti a scrivere, su questo non ci piove. Ormai ho trovato una specie di stile personale, una specie
di equilibrio, e - come dicevo tempo fa a un amico - gli autori ai quali mi sento maggiormente vicino sono tutte persone che hanno detto
qualcosa di interessante ben oltre i 40 anni. Io ho pubblicato il primo libro a 33 o quanti erano, per cui da un certo punto di vista sto anche una spanna sopra ai migliori... volendo inserire
tra i migliori, ovviamente, quelli che piacciono a me.
Ora è da un po' che sul blog pubblico queste
storielle un po' ironiche, un po' serie e tutte più o meno autobiografiche. Poi metterò tutto insieme, ne verrà fuori l'
ennesimo libretto, e andrò avanti col progetto successivo. Da qui ad altri 5 anni, continuando a questo modo, quel che dovrà accadere accadrà.
Di sicuro, se tutto va per il verso giusto, tra 5 anni mi sarò
almeno preso questa benedetta seconda laurea. Starò facendo il medico già da un po', e già questo mi pare un traguardo
enorme. Se poi starò anche presentando qualche libro scritto da me questo, ovviamente, non posso saperlo. Può darsi.
L'unica cosa che posso fare, davvero, e andare avanti continuando a impegnarmi su
tutto quello che faccio, ed è proprio quello che ho intenzione di fare.
E finché avrete voglia di passare da queste parti, sarò sempre
felice di parlarne un po' con voi.
Simone