Io, quando avevo più o meno 23 anni, ero veramente un soggetto: portavo i capelli lunghi fino a dietro le spalle. Indossavo magliette assurde dei Guns 'n Roses, degli AC/DC o con degli accostamenti cromatici intollerabili sopra a dei pantaloni mezzi rotti, sempre con le scarpe da ginnastica o con le Superga o al limite le Timberland, che con la musica Hard Rock non c'entravano davvero un cappero di nulla: la realtà era che mi vestivo a casaccio, tirando fuori dall'armadio quello che chissà come c'era capitato dentro, e mescolando tutto senza una minima idea concreta di come volevo apparire.
A forza di stare seduto al PC e mangiare pizzette, poi, pesavo più di 100 chili. Non mi muovevo mai, fumavo un pacchetto di sigarette al giorno e non avevo mai fatto la benché minima attività sportiva. Avevo certi brufoli che ancora si vedono i segni, e come facevo tre passi più del solito (un totale di quattro, insomma) mi veniva un fiatone che quasi non mi reggevo più in piedi.
Come se non bastasse stavo sempre incazzato, e litigavo con tutti. Ho voluto consegnare la tesi a tutti i costi, e per far questo ho discusso col professore che non era daccordo. Poi ho litigato coi superiori durante il militare (qui tra qualche mese ti congedi e non ci torni più, mi dicevano gli altri ausiliari. Si può sapere perché rompi tanto le palle?). Poi m'incazzavo coi miei per qualsiasi cavolata, litigavo con le persone scortesi, con la gente sgradevole e con tutti quelli che minimamente non mi parevano al 100% integri e corretti nei confronti di qualsiasi cosa.
Ero veramente stronzo, durante i miei vent'anni. Alla fine lo facevo quasi apposta ad attaccarmi con i docenti, e a più d'uno ho detto: tanto il suo è un esame inutile, e del voto che mi dà non me ne frega un cazzo. Proprio così, solo tutto rosso in faccia e con le mani che mi tremavano per la rabbia.
Se vedevo qualcuno che lavorava poco, lo odiavo profondamente e gli davo del fancazzista. Il fatto è che c'erano pure quelli che lavoravano troppo, e mi stavano sulle palle pure loro perché mi parevano sprecati dietro all'ufficio e ai superiori e alle carte bollate, senza avere una vita vera. Ce l'avevo con l'editoria che tanto non mi avrebbe mai pubblicato, a priori, anche se non ci avevo ancora provato nemmeno. Ce l'avevo con la politica che era una cosa sporca e malata. Ce l'avevo coi dottori che non capivano un cazzo e tanto era inutile farsi curare, con gli ingegneri che erano degli zombi, con gli avvocati che imparavano tutto a memoria e con tutte le altre lauree che riempivano il mondo di rimbambiti incapaci che non avrebbero mai trovato lavoro: una volta una ragazza mi ha fatto vedere il suo libro di non so che materia di filosofia. Piccolo piccolo e sottile, ma dentro magari c'era spiegato il senso della vita. E il mio commento è stato: ma che è, studi sul Bignami?
Anche con gli amici dell'epoca stavo sempre a discutere. Di qualsiasi cosa. Se uno diceva una minima inesattezza scientifica, io come ingegnere mi sentivo in dovere di correggerlo e di aggiungere termini e nozioni di cui non fregava niente a nessuno, ma che servivano a darmi ragione. E se non mi davano retta, be', apriti cielo! Non ho mai accettato di lasciar perdere una discussione, solo per non inimicarmi qualcuno: dovevo averla vinta e basta, a costo della vita.
E insomma, a 20, 23, 25 e anche 27 anni ero così. Una testa di cazzo che si credeva di conquistare il mondo perchè si sentiva più intelligente del 99% dei suoi interlocutori. Non per niente, da bambino avevo addirittura fatto la primina.
Poi, a un certo punto, è iniziata la vita vera. Non quella fatta di voti, serate passate a bere e persone che ti sono amiche perché sei capitato a sederti nel posto accanto al loro. Parlo della vita in cui interagisci col mondo reale, e mezzo secondo dopo il mondo reale ti è già passato sopra come un treno merci sparato a tutta velocià. Mandi lettere col curriculum, e non ti risponde nessuno. I concorsi li perdi tutti. Fai un colloquio e ti dicono che non hai abbastanza esperienza. Poi ne fai altri, e la risposta è sempre la stessa. Vuoi fare l'ingegnere internazionale della FAO o di qualche ONG, ma nessuno ti caga una, due, tre volte, e alla quarta ormai per loro sei troppo vecchio, e addio. Non hai nemmeno trent'anni, ma per alcuni sei già da buttare. E non ti hanno mai guardato nemmeno in faccia.
Alla fine grazie a Dio c'è il lavoro di famiglia, se no erano cazzi amari. Solo resta il fatto che quella è la vita che ti è capitata, non quella che volevi tu, e forse inizi a pensare che tutta questa intelligenza, se anche per caso ce l'avevi davvero, non è che ti sia servita poi a molto.
Poi capita che certi amici li senti di meno. Qualcuno non ti risponde nemmeno più al telefono, e tu stai lì a domandarti il perché. Alla fine c'è un certo confine tra essere amico e essere un rompicoglioni, e se la gente che prima ti sorrideva adesso scappa, be', la colpa non sarà soltanto loro.
C'è un periodo credo nella vita di tutti, o di molti almeno, in cui sembra che stia andando tutto veramente a puttane. E non ci rendiamo conto che si trattava di una situazione verso la quale stavamo correndo sparati e il risultato - tutto sommato - era ovvio.
E insomma io a 20 anni ero così. Un ingenuo perso nel suo mondo, convinto di stare una spanna sopra a tutti e sul punto di schiantarsi contro la realtà. E adesso non lo so quanto sia rimasto, di quel vecchio me stesso: ora, quando conosco qualcuno, ci penso due volte prima di giudicarlo dall'alto in basso. Ora mi rendo conto quando una persona fa delle cose che ti sembrano assurde perché magari sta male, e non è giusto che tu vada lì a dargli l'ultima pugnalata. E in una discussione - in alcune rarissime volte - riesco a cambiare discorso senza necessariamente aver avuto l'ultima parola.
A vederla così, sembrerebbe che io lo detesti proprio questo me stesso da giovane. Ero brutto, ignorante, antipatico al punto di starmi sul cazzo anche da solo. Ma non mi salvavo proprio, da nessun punto di vista?
Ci ho pensato, davvero. Mi sono rivisto con la pancia, i brufoli e i capelli tutti unti, e alla fine mi sono chiesto: ma questo ragazzino di 20 anni, così introverso e incazzoso, ce le avrà avute le sue doti anche lui. O no?
Intanto, dai, una laurea se l'è presa. È vero che per farlo ha litigato con tutti i professori e metà dei compagni di corso, ma insomma ok: almeno il suo lavoro l'ha fatto. Poi a 20 anni ha scritto i suoi primi libri. Cioè, ha scritto i nostri primi libri: ma, se devo essere sincero, io di quei lavori non mi ricordo molto, e mi pare che abbia fatto un po' tutto lui.
Poi, bo', vediamo: che altro? Non si è massacrato di canne come un sacco di quelli che frequentavo. E anche qui, se non sono ancora del tutto rincoglionito in effetti lo devo anche a lui, che si ubriacava e basta. Non è finito in qualche fosso con la macchina (anche se c'è mancato poco) non si è buttato sotto un treno e non ha messo incinta per sbaglio qualche prostituta, che adesso a quest'ora invece di zio ero nonno. Certo che tra le schifezze che si mangiava, il rifiuto di qualsiasi attività fisica e tutto il resto magari una decina di anni di vita me li ha fatti fuori così. Ma, tutto sommato, poteva fare di peggio.
E insomma, vabbe', forse il mio me stesso di 20 anni non era poi così terribile. Era un ragazzino come ce ne sono tanti, magari un po' meno sveglio dei suoi coetanei e un po' troppo intransigente. A volte davvero antipatico e all'occorrenza anche un po' stronzo. Ma insomma, lo ammetto, non era proprio tutto da buttare. Era - in fondo - soltanto me.
E soltanto un pochino più piccolo.
Simone
16 commenti:
Sì, hai ragione, sono d'accordo su tutto: il sesso cambia la vita
Eh eh, tra le altre cose ^^.
Allora a vent'anni sono tutti stronzi e litigiosi!
E io che pensavo di essere l'unico!
Sembra la mia descrizione apparte che io sono un gran figo!
Però dai, se ti sei laureato ingegnere non ti si può dir nulla perchè al tuo posto non avrei saputo che pesci pigliare!
Sì, rompevo talmente i coglioni che per togliermi dalle scatole mi hanno fatto laureare subito... peccato per loro che sono tornato! ^^
Simone
A parte il militare che non ho fatto (riformato per talassemia) e la laurea (che ho preso ma che, alla fine, non mi è servita a niente) mi ritrovo a condividere pienamente le tue riflessioni e a tirare le tue stesse somme. A cinquant'anni ho 'alle spalle' gli stessi tuoi vent'anni (anche se con i poster dei Deep Purple e le 'Superga' - guarda un po': quelle sono le stesse!); ho iniziato a usare il PC che avevo 25anni e avevo quindi già superato l'età dei brufoli, ma il peso andava tragicamente oltre i 90 kg; fumavo già i sigari e bevevo oltre il consentito. Oggi, trent'anni dopo, mi chiedo anch'io chi era quello di 'quei tempi lì' come direbbe Guccini e, in fondo in fondo, mi dico che ero 'io da piccolo'. E a ben vedere, alla fine, sono un po' stronzo anche adesso.
Temistocle
Mamma mia Simone!!
È il ritratto di me stessa (a parte il sovrappeso) da adolescente!!!
Su tante cose sono cambiata anche io, mi sono ammorbidita (su alcune credo di no ^^") ma io non ho trovato una linea di demarcazione così netta nel capire dove/come/wuando la vita ha iniziato a farmi cambiare.
La frase che mi ha colpita di più:
Ora mi rendo conto quando una persona fa delle cose che ti sembrano assurde perché magari sta male, e non è giusto che tu vada lì a dargli l'ultima pugnalata.
È una cosa di cui pochissimi si accorgono: io talvolta riesco a fare così, altrevolte, pugnalo. -.-
Tim: evidentemente è una cosa per la quale si passa un po' tutti, o in molti. Pure io, mi sa, che un po' stronzo sono rimasto ^^.
Dama: la "linea" forse non c'è, magari è un percorso graduale che ti fa capire un po' meglio anche gli altri. Comunque sì, resta sempre difficile capire che qualcuno vicino a noi ha un problema piuttosto che giudicarlo... probabilmente tante volte "pugnalo" ancora anche io.
Grazie a tutti!
Simone
Anch'io intorno ai 18-20 anni ero sempre incazzato con tutti.
Col tempo mi sono calmato (anche se fondamentalmente rimango un impulsivo).
Adesso cerco sempre di essere cordiale e accondiscendente con chiunque.
E sai qual è il risultato?
A comportarsi in modo sempre corretto ed educato non si ottiene proprio un cazzo di niente.
Si viene solamente schiacciati, classificati come deboli, e, cosa ben peggiore, ignorati del tutto.
Lo dico con amarezza, ma troppo spesso si ottiene più rispetto e attenzione con la maleducazione e l'arroganza.
Rimpiango la "cattiveria" che avevo 15 anni fa, ora sono solo un nostalgico nel luogo sbagliato.
Un saluto, dacty
A 20 anni stavo a disegnare.
Come a 5, a 10 e a 15.
Oggi non disegno quasi più.
Uhm... che insegnamento posso trarre da ciò?
Ecco, anche oggi mi hai dato da pensare.
La rabbia dei vent'anni credo che nasca dalla necessità di cambiare le cose che non vanno.
Forse col tempo si perde questa spinta a migliorare il mondo, o forse si cede al pensiero che sia una lotta persa in partenza.
Allora, se non si riesce a sostituire la rabbia con qualcosa di più controllato ma sempre costruttivo, è meglio rimanere incazzati.
@ L: concordo in pieno.
Sei riuscito/a a condensare abilmente in poche righe un concetto complesso ma corretto.
Ciao, dacty
Dacty: è vero, a essere gentili a volte ci si rimette. Magari però c'è un maggiore "controllo", o una maggiore coscienza di quello che ci succede. Forse basta, forse no... non saprei dirti.
Cyber: a me mi pare che disegni ancora, comunque, magari non con le matite ma con photoshop. E se tanto mi dà tanto da 20 anni a oggi sei rimasto tale e quale ^^.
L: sì, uno vuole cambiare il mondo. Ma non sempre quello che ti sembra "sbagliato" a 20 anni lo è per davvero, è anche una questione di non conoscere cosa c'è dietro a tante cose e di agire dando un po' tutto per scontato.
Alla fine certo uno si adatta anche, e lascia perdere tanti problemi che non affronta più. Ma la realtà è molto più complessa di come ci appare a 20 anni, e dopo forse si dà più valore a cose che diventano importanti di colpo. Per dire, se accetti i difetti degli altri, alla fine resti meno solo.
Anche cambiare il mondo può essere una questione anche di compromessi, perché in tanti paesi gli assolutismi e l'intransigenza portano a situazioni economiche e sociali insostenibili. Ma da ragazzino un compromesso non credo di averlo accettato mai, e mi sarei scannato con tutti piuttosto che lasciar perdere anche una piccola battaglia.
Simone
Sembra il mio ritratto... che mi é anche servito come base per creare uno dei miei scritti, "3A investigazioni"... quindi essere un po' stronzo può essere d'aiuto a livello letterario.
Ariano: ah sì, sicuramente gli scrittori "incazzati" attirano molto di più! ^^
Simone
Eri davvero un gran rompipalle :), ma in buona compagnia, a quell'età lo sono in tanti. mi hai fatto molto sorridere perché mi hai ricordato un tizio con cui stavo verso i 20 anni che era esattamente come te... :) io, invece, a 20 anni ero tanto dolce e carina... un po' più rompipalle lo sono adesso (ma non così tanto come te quando ti mettevi la maglietta degli AC/DC!)...
Bellissimo post! Mi ritrovo in particolare in queste due citazioni "C'è un periodo credo nella vita di tutti, o di molti almeno, in cui sembra che stia andando tutto veramente a puttane. E non ci rendiamo conto che si trattava di una situazione verso la quale stavamo correndo sparati e il risultato - tutto sommato - era ovvio.", io ho vissuto un periodo così, tremendo, dove sono saltate tutte le cose avevo progettato. Ho fatto dei casini a 20 anni che ne porto ancora dietro le cicatrici. Il secondo punto che condivido è quando scrivi "Poi, a un certo punto, è iniziata la vita vera. Non quella fatta di voti, serate passate a bere e persone che ti sono amiche perché sei capitato a sederti nel posto accanto al loro. Parlo della vita in cui interagisci col mondo reale, e mezzo secondo dopo il mondo reale ti è già passato sopra come un treno merci sparato a tutta velocità", quanto è vero!Condivido anche come descrivi il mondo del lavoro, penso che noi del 1976 o giù di lì abbiamo preso un contesto italiano veramente negativo, un momento di transizione dal modello precedente a quello successivo (che ancora non c'è) e siamo stati abbastanza fregati.
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