28/02/11
Seconda laurea: finiti gli esami, inizia il nuovo semestre... e una specie di ebook!
Alla fine ho preso 27, che per qualcuno forse non sarà niente di che (a Medicina hanno tutti la media del 29 e mezzo) ma per la mia mentalità da ex-ingenere è un super votone da appendere la ricevuta alla parete... cosa che non escludo di fare davvero.
E insomma, inutile dire che sono contentissimo. Tra l'altro mettere 2 volumi di 1000 pagine nello scaffale degli esami già dati è un piacere indescrivibile... e se poi lo scaffale ormai è talmente pieno che i libri non c'entrano più diventa anche un modo per rendersi conto che - piano piano - stiamo andando avanti.
Domani - sì, purtroppo già domani - ricominciano i corsi. Di sicuro ora come ora di studiare non c'avrei voglia manco morto ammazzato, e una settimanella di semplice lavoro di ufficio senza libri, studio, lezioni o aule universitarie mi sarebbe piaciuta. A vedere il lato positivo - visto che c'è sempre - dopo un anno di corse dietro ad Anatomia, Biochimica e Microbiologia finalmente inizio un semestre trovandomi perfettamente in pari con gli esami.
Cosa più unica che rara nella facoltà di Medicina (ma anche a tutte le altre, immagino) invece di seguire Fisiologia mentre studio Anatomia, seguire Biochimica mentre studio Fisiologia e seguire Patologia mentre studio Microbiologia come ho sempre fatto, posso seguire le lezioni delle stesse materie che devo effettivamente preparare. Quasi quasi, non mi pare manco vero.
Visto che forse avrò anche un minimo di più di tempo libero, mi piacerebbe fare un internato magari in Medicina Interna, o anche in Pronto Soccorso: sembra che la possibilità ci sia, e non sia mai che m'imparo qualcosa sul serio, invece dei soliti libroni da imparare a memoria e basta.
Vi lascio linkandovi il file della tesina che ho fatto per Patologia barra Fisiopatologia Generale. Non è che sia niente di che: l'esame non è stato solo su quella (purtroppo), se non c'è qualcuno che vi spiega il motivo di certe immagni o scritte magari non capite nemmeno di che sto parlando, e tutto sommato sono solo articoli scopiazzati a destra e sinistra, da bravo studente universitario copione.
Però ve la lascio lo stesso perché tutto sommato è un po' come se vi lasciassi un ebook, come facevo da giovane quando ero laureato e lavoravo e non avevo un cavolo da fare e scrivevo romanzi e aggiornavo il blog tutti i giorni. Eh, bei tempi quelli, prima di incominciare gli studi! ^^
Simone Maria Navarra - Malattie di origine iatrogena.pdf
Come sottofondo musicale immaginatevi Le nozze di Figaro, di Mozart: i professori 'ste cose le adorano. Poi verso la fine c'è anche una poesia che mi ha "prestato" il mio amico Franco Tutino, per l'occasione. Sicuramente, alza il livello complessivo di un bel po'.
Simone
24/02/11
Studiare e (o?) lavorare: il "sogno" di Maria, e uno scambio di email.
Come altre persone che ho presentato prima di lei, Maria si trova di fronte a una scelta difficile: continuare nella sua scelta attuale (ora sta studiando Ingegneria) oppure cambiare radicalmente per realizzare un'aspirazione che ha capito di avere solo da poco.
Il problema è che sono tanti anni di studio, il problema è il lavoro, il problema è dover dipendere dai genitori e il problema è - come sempre in questi casi - una grande indecisione che non ci fa capire cosa sia veramente meglio per noi.
Come già fatto altre volte, più avanti trovate anche le mie risposte. Se vorrete lasciare la vostra opinione mi farà ovviamente piacere, e forse sarete di aiuto anche a Maria o a chiunque altro che si trovi a passare da queste parti con le stesse domande.
La prima email di Maria:
Ciao, ho letto il tuo blog.
Anche io studio ingegneria, ma ho capito solo quest'anno che ho sbagliato tutto. Avrei dovuto tentare medicina e poi neuropsichiatria infantile, un sogno.
Ho 22 anni, ma entro un anno dovrei (salvo imprevisti) laurearmi in ing. alla triennale. Se decidessi di cambiare università, dovrei però mantenermi. Che consiglio puoi darmi?
La mia risposta alla prima mail: (e ammetto che era un po' scarna ^^).
Eh, difficile dare un consiglio, perché ogni persona ha una situazione diversa.
Però, secondo me, a 23-24 anni sarai giovanissima (io ho iniziato Medicina a 33 anni!) e se è quello che vuoi fare penso che dovresti provarci.
Io, personalmente, se dovessi tornare indietro farei nuovamente questa scelta.
In bocca al lupo!
Seconda (e ultima, per ora) lettera di Maria:
Grazie per la risposta così celere.
E se ti spiegassi un po' meglio? Tu nel blog (e non solo) ne sentirai tante di situazioni di questo tipo. Io ci provo, poi si vedrà.
Io da sempre amo i bambini e ho una propensione naturale nel capire quali sono i loro problemi soprattutto se legati alla famiglia di appartenenza o fisico-psichici. Ma non perchè mi reputi una persona speciale, è solo che mi viene naturale.
Addirittura da bambina sognavo di essere tra i "medici senza frontiere" e salvare gli altri bambini che soffrono. Ma erano solo sogni da bambina (pensavo). Ho poi frequentato il liceo classico, e mi sono diplomata con ottimi voti.
In quinta superiore ho scelto ingegneria, per un mio sfizio, per non so neanche io quale motivo, forse perchè attratta dalla matematica. I miei genitori spingevano molto per medicina perchè mi vedevano portata, ma io niente! Non ho voluto neanche provare il test.
Il primo anno di ingegneria è andato male. Materie noiosette, ma ho tenuto duro. Ho ripetuto il primo anno e ora sto seguendo il secondo (ora con gli esami vedremo come va). Nel frattempo ho sempre a che fare con i bambini: sono babysitter e i bambini che ho guardato finora mi adorano, e così pure i loro genitori, perchè pensano che io sia per loro una seconda madre (nonostante la giovane età).
D'estate sono jolly in un camposcuola che faccio da ormai 3 anni: prima avevo anch'io dei bambini miei da seguire, ma dall'anno scorso sono come un "supervisore". Controllo i bambini più problematici, ci sto attenta, li seguo in un modo particolare. Mi interessa che stiano bene, mi piace informarmi anche se solo come hobby su tutto ciò che li riguarda. Ricondurre comportamenti strani (che spesso vedo proprio per via degli ambienti che frequento) a
qualcosa di scientifico.
Non sapevo esistesse "neuropsichiatria infantile", l'ho scoperta solo quest'anno. Il punto è che (al di là del "te l'avevamo detto" dei miei genitori, già indigesto) sono minimo 12-13 anni. Studiare ingegneria non mi entusiasma, capisco quello che faccio ma è tutto così noioso e inutile. I miei possono mantenermi ancora per 3 anni, poi anche mio fratello andrà all'università e non si sa cosa ci riserverà la vita.
Ora: pensavo ormai di finire ingegneria (la triennale) e poi tentare il test... ma la paura è tanta. Dimmi sinceramente che ne pensi. Perdona la scrittura non sempre corretta, ma ho scritto di getto.
Grazie ancora e in bocca al lupo (con un po' d'invidia) per i tuoi studi. =)
E la mia seconda risposta:
Guarda, mantenerti mentre studi Medicina non è facile. Se vivi con i tuoi probabilmente potrai cavartela con qualche lavoretto part-time (puoi dare ripetizioni o continuare a fare i lavori di cui parli) ma così probabilmente impiegherai più tempo a laurearti.
Io penso che dovresti prima di tutto chiarire a te stessa che cosa vuoi fare. 23 anni non sono nulla e magari ce li avessi io, per cui preoccupati poco del tempo. Sei sicura che la neuropsichiatria infantile sia il tuo giusto "indirizzo"? Non conosco questa specializzazione, se è davvero quello che vuoi (la realtà di fare il medico per i bambini vuol dire anche stare a contatto con bambini molto malati e che soffrono) allora pensaci. Solo attenta che molte specializzazioni mediche sono "barrichate" e per dire entrare a pediatria con un voto di laurea sotto il 110 e lode è difficilissimo... non credo che la psichiatria sia così richiesta ma in ogni caso dovresti informarti. Prendere tutti 30 a Medicina e lavorare non è per niente semplice: io in fondo non lavoro molto, e ho una media molto più bassa.
Di positivo c'è che le specializzazioni sono retribuite, per cui non sono davvero 12 anni ma 6 di studio + altri 6 in caso di una sorta di "lavoro".
Ancora, se continui ingegneria pensa che comunque dopo potresti aver bisogno della specialistica... insomma in ogni caso di studio davanti ne hai molto, che siano 3-4 anni di ingegneria o 6 di medicina. Soprattutto, penso che dovresti parlarne coi tuoi e trovare un accordo: se avete un buon rapporto e se loro volevano che facessi il medico magari la soluzione è più semplice di quello che credi.
Di nuovo in bocca al lupo!
Simone
18/02/11
Racconto - L'archeologo.
Il professore accarezzò la cassa di legno che gli avevano appena consegnato. Accanto all'indirizzo dell'università, attaccata col nastro adesivo, c'era una busta di carta con dentro le generalità dei nuovi reperti e varie scartoffie burocratiche che staccò e mise da parte. Fatto questo prese un piede di porco, e lo usò per sollevare il coperchio.
Una nuvola di polvere riempì il laboratorio. Il professore tossì, e prese a smuovere l'aria per allontanare quella sorta di nebbia. Poi si infilò un paio di guanti, e iniziò a controllare il materiale.
Estrasse per primo un oggetto nero, dalla forma ovale.
“Con questo non ci facciamo niente” disse, mettendolo da parte.
Poi tirò fuori una busta di plastica sigillata. Dentro c'era un orologio che il professore guardò con un certo disappunto: il cinturino di metallo era schiacciato e pieno di ruggine. Il vetro del quadrante era spaccato, e le lancette si erano perse.
“Al museo abbiamo già di meglio” commentò, posando anche quello.
Tornato con le mani nella cassetta, spostò il materiale da imballaggio che copriva gli altri reperti e il suo sguardo si illuminò.
“Ecco!”
Aveva trovato un oggetto rettangolare, di colore scuro. Lo prese dalla cassa, e tenendolo con entrambe le mani lo portò in un altro punto della stanza, dove lo poggiò con delicatezza su un tavolo più grande. Poi prese una piccola spazzola da una rastrelliera di attrezzi appesa alla parete, e la usò per ripulire il reperto dalla terra che lo copriva.
Fatto questo prese un tubo flessibile collegato a un piccolo motore, e con quello aspirò i detriti che riempivano gli angoli e le fessure sui bordi.
Finalmente, portò le mani sulla faccia anteriore dell'oggetto e lo aprì. Le cerniere consumate dal tempo scricchiolarono, rompendosi, mentre la plastica spaccata cadeva dai bordi come piccole schegge scure.
“Ok”.
L'interno del congegno era composto da una tastiera con caratteri per la maggior parte mancanti o illeggibili, e uno schermo consumato dall'umidità.
Preso uno scalpello, lo usò per spaccare gli angoli del reperto e scavare letteralmente al suo interno. Prima tolse la tastiera, poi una scheda color verde scuro e completamente polverizzata. Poi dei cavi di collegamento e altri componenti elettronici consumati dal tempo. Si fermò quando trovò un piccolo congegno rettangolare, di metallo.
“Piano adesso” disse, prendendolo con delicatezza.
Dopo averlo portato in un angolo della stanza, lo posizionò sotto una campana di metallo collegata a un elaboratore. Schiacciò un tasto alla base della campana, e sullo schermo del calcolatore apparve la scritta ricerca dati in corso.
Passarono pochi secondi, e un campanello annunciò la fine dell'analisi.
Dati recuperati 0.23%, comunicò lo schermo.
“Fammi vedere”.
Il professore si accostò al computer, e iniziò a esaminare quello che aveva individuato.
“Inutile” grugnì, cancellando parte dei dati. Poi scosse la testa, ed eliminò qualcos'altro. “Illeggibile”.
Di fronte ad alcune pagine di testo con dei grafici, invece, sembrò più ottimista.
“Questo è interessante” disse, spostando il documento in un archivio. “Inquadra perfettamente il periodo storico”.
Aprendo il file successivo diede avvio alla riproduzione di un brano musicale, che però il professore interruppe subito.
“Tipica musica popolare dell'epoca” commentò, con scarso interesse.
Poi si irrigidì.
Sullo schermo era apparsa l'immagine di una spiaggia, con delle persone. Evidentemente, aveva rinvenuto una serie di foto. Forse i ricordi di qualcuno vissuto vicino al mare, oppure le immagini di un viaggio.
Il professore osservò le fotografie una alla volta, poi tornò indietro e si fermò su una in particolare: un uomo con un ragazzino in braccio. L'uomo gli fa una pernacchia, e il ragazzino ride.
Diede un comando, e l'immagine uscì da una stampante accanto a lui. Dopo averla presa lasciò il computer, e si spostò verso il fondo del laboratorio. In quel punto, appesi alla parete, si trovavano dei pannelli pieni di fotografie. Ritratti di persone comuni, momenti di affetto e scene di vita quotidiana. Una targa metallica, in alto, diceva: 1900 - 2100.
Il professore appese l'immagine appena stampata insieme alle altre, e si fermò a guardarla di nuovo, osservando il pannello nel suo complesso. Nel far questo annuì leggermente, con un sorriso appena accennato.
E poi ritornò a lavorare.
16/02/11
La narrativa come creatività malata?
Ora io per fare questa tesina mi sto spremendo molto. Vorrei fare bella figura, vorrei portare qualcosa di non troppo scontato e ovviamente vorrei anche riuscire a prendere un bel voto. O un voto decente, o almeno a livello della sufficienza, ecco.
Per fare questa cosa ho iniziato ad appuntarmi le idee sul libro mentre studiavo. Ora dovrei decidere definitivamente l'argomento, mettere insieme il materiale, scrivere la presentazione, sistemare il tutto e cercare in tutti i modi di non annoiare il professore o chi verrà ad assistere all'esame. Il rischio più grave di tutti, infatti, è che il docente si rompa le palle di starmi a sentire, mi interrompa e vada avanti con l'esame facendomi 100 mila domande.
Nel fare questo lavoro, mi sono reso conto di quante analogie ci sono con la scrittura, in tutto questo.
Se scrivi un racconto devi trovare un argomento interessante. Devi avere una storia da raccontare, poi devi documentarti, mettere insieme il materiale, scrivere tutto e anche preoccuparti di stile e presentazione... perché se il lettore si rompe le scatole allora sei fottuto.
Solo c'è un ma. Un sacco di ma, veramente:
- Il contenuto di un racconto non nasce sempre sulla base di contenuti reali (una malattia e la sua eventuale cura) ma anche sulla base di parametri prestabiliti da un editore, da gusti personali o da semplici suggestioni momentanee date da cronaca, pubblicità, o altre storie che al momento hanno successo.
- Intrattenere il lettore è primario rispetto al contenuto, e non più semplicemente funzionale a un buon esito della comunicazione.
- Soprattutto, molti pensano di scrivere per raccontare quello che si sentono dentro, come una semplice espressione artistica interiore, piuttosto che qualcosa rivolta verso l'esterno e verso chi legge.
Qualcuno verrà a dirmi che scrivere la tesina per Patologia non è come scrivere un racconto, ma è diverso: diverso perché una cosa è un lavoro per un esame, tutt'altra cosa è un'attività creativa fatta allo scopo di realizzazione personale, alla ricerca del bello e delle emozioni.
Eppure a me preparare questa cavolo di tesina piace. Mi gratifica, voglio che piaccia, mi sento messo alla prova... insomma io tutta questa differenza non ce la vedo. Arrivo a dire che sto utilizzando la stessa tecnica e i medesimi processi mentali. Soltanto che poi se leggi un capitolo di un libro di medicina finisce anche che hai imparato qualcosa (se leggi la mia tesina, magari, non è detto ^^). Se però leggi un racconto su qualche roba inventata e senza senso diventi esperto di invenzioni senza senso anche tu... e poi nient'altro.
Ma insomma, ok, il punto non è distruggere la narrativa, ma fare un distinguo.
Secondo me c'è una narrativa cattiva, la creatività malata del titolo. Raccontare storie stupide e senza scopo, senza contenuti, senza idee, senza studiare e insegnare nulla. Qualcuno potrà obiettare che c'è anche spazio per divertirsi e pensare a cose meno importanti... ma io penso che questo è vero soltanto in parte:
- Un po' perché, come ho spiegato, scrivere una cosa seria o un racconto idiota richiedono più o meno lo stesso lavoro.
- Un po' anche perché non è che viviamo tutti per sempre e abbiamo tutti infinito tempo a disposizione, per cui potremmo impiegare meglio quel poco che abbiamo.
- E infine si può scrivere una cosa intelligente, profonda e valida, e in grado anche di intrattenere. Non è che una cosa debba perforza escludere l'altra.
Insomma, mi domando: si può parlare di narrativa buona? C'è una scrittura paragonabile allo studio? Ma certo che c'è. Tutti quei libri, quei film, quelle storie che rielaborano la realtà e propongono delle idee, delle soluzioni. La scrittura che ti insegna a pensare, che ti aiuta a capire e a prendere delle decisioni. I libri belli, puliti, intelligenti, che te li ricordi anche 100 anni dopo averli letti.
Secondo me c'è una narrativa sana, anche se a volte mi pare che sia un po' schifata da un sistema che è andato un po' fuori controllo fatto di politica, marketing, arroganza, superficialità e cento altre cose che servono all'opposto della comunicazione. Però dovremmo - scusate, qui nessuno è obbligato a fare nulla - potremmo comunque provarci: scrivere per intrattenere e allo stesso tempo mostrare qualcosa di vero, sincero e importante.
Ecco, mi rendo conto che non è una cosa da tutti. Creare una scrittura sana capace allo stesso tempo di arricchire e divertire è un obiettivo ambizioso. Magari non ne sarò mai capace, nemmeno dopo una vita di studio e pratica e tentativi andati male.
Però, insomma... l'idea sarebbe quella.
Simone
09/02/11
Seconda laurea in medicina: Patologia e suggestioni varie.
Patologia è un esame troppo vasto e frammentario per sperare di sapere tutto e ricordarsi ogni cosa. Soltanto il mio libro (e quello che ho scelto io è uno tra i più piccoli) supera le 1700 pagine, e in più ci saranno una cinquantina di file contenenti dispense e appunti di tre professori diversi.
Alla fine io mi metto lì, studio un'intera giornata (con tutte le interruzioni e distrazioni del caso) e all'una di notte passata magari chiudo il libro che sto solo un tantinellino più avanti del giorno prima, e mi pare che non finirò mai nemmeno di dare una prima lettura.
Come se non bastasse, a forza di leggere per ore di malattie, deformità, mutazioni sballate e altre cose del genere, sentendomi letteralmente affogare in un oceano di disturbi e patologie che solo a leggere i nomi ti metti paura, succede anche che la notte mi sogno ospedali, anziani, e persone malate di cose terribili e inguaribili.
Che da un certo punto di vista non è il massimo non dormire bene perché hai studiato troppo una cosa tutto sommato deprimente (cioè, 2000 pagine di MALATTIE) ma io ci trovo anche un punto di vista positivo. Ai tempi in cui studiavo Ingegneria (ormai mi pare una vita e mezzo fa), di quello che imparavo non m'importava assolutamente nulla. Facevo i miei integrali doppi e le mie equazioni differenziali perché mi toccava farlo, e poi quando chiudevo il libro era chiuso e tutto quel mondo di strutture e numeri poteva anche sparire per sempre.
E certo che è anche normale: non è che pilastri, canali di scolo o circuiti elettrici siano queste cose eccitanti o che stimolano l'immaginazione. Su medici e malati invece avranno fatto 100 mila film e serie televisive, per cui si vede che un po' tutti sono più colpiti da certi argomenti piuttosto che da altri. Ma ciò non toglie che dover apprendere una materia in grado di suggestionarmi a questo modo non mi era mai successo, ed è una cosa che mi ha fatto riflettere.
Cioè, alle volte quando sto lì a sottolineare e rileggere, con lo stereo bassissimo che suona in un angolo e la TV accesa nell'altra stanza per farmi un po' compagnia, mi sembra che studiare non sia tutto questo gran sacrificio.
Si direbbe quasi, addirittura, che mi piaccia.
Simone