Dale Dubin è un medico americano. Ma non è un cardiologo, fate attenzione: è un chirurgo plastico.
Le storie su di lui dicono che ha scritto questo libro tre anni prima di laurearsi, perché i libri che trovava sull'elettrocardiogramma facevano cagare e allora si è scritto il suo, da solo, che così almeno un libro decente ce l'aveva.
E il libro sull'interpretazione dell'elettrocardiogramma scritto da Dale Dubin è fantastico: inizi a leggerlo che di certe cose non sai niente, e lo finisci che invece sai tutto. O almeno hai capito tutto - o quasi - anche se non te lo ricordi e dovresti rileggertelo altre sedici volte, che se no all'esame ti bocciano.
Il fatto è che il dottor Dubin ti spiega in maniera elementare cose che i grandi professoroni dell'università ti raccontano farfugliando, di fretta e senza fartici capire una mazza. Che poi finisce che gli studenti s'imparano a memoria quattro cavolate da ripetere all'esame, ma in realtà non sanno nulla e quando gli capita un problema vero vanno nel panico.
Invece questo libro è incredibile: ogni pagina è scritta larga, con un sacco di foto, così leggi velocemente e non ti sembra di fare tutta questa fatica. Poi in ogni paragrafo manca una parola, che è stata tolta dal testo e spostata sulla destra. Così puoi giocare a riempire gli spazi, e ogni 3 righe sei costretto a fermarti e concentrarti su quello che stai studiando invece di procedere a manetta finendo poi per non riflettere su nulla.
Il libro inoltre è pieno di battute, aneddoti, caratteri di stampa invertiti per farti ricordare le cose e altre idee strane. Ci sono citazioni interessanti, e poi è zeppo di frasi da medico megalomane, tipo: la vostra conquista sarà la conoscenza! Oppure: ricordate queste nozioni, e prima o poi salverete la vita a qualcuno. Che se ci pensi non è quasi assolutamente vero, ma quando lo leggi un po' alla fine ti ci credi pure... invece di sentirti un povero sfigato che passa le nottate a studiare.
E visto che nessun editore al mondo capisce un cazzo, 'sto libro a Dubin non voleva pubblicarglielo nessuno. Voglio dire: le righe con le parole tolte e gli spazi vuoti, i caratteri capovolti... ma siamo pazzi? Meglio morti che non omologati alle leggi del marketing!
E allora Dale s'è venduto la casa o non so che altro, si è stampato il libro da solo e poi andando in macchina per l'America ha lasciato il testo nelle librerie di Medicina, preoccupandosi che fosse sempre bene in vista. E questo interpretazione dell'ECG ha venduto più dell'anatomia del Gray, o del Grey (mi confondo sempre con quello schifo di telefilm) e lui è diventato super mega turbo ultra stra-milionario.
Ancora: Dale Dubin è uno che nelle note del copyright della sessantesima ristampa del testo ha scritto qualcosa come: se mi scrivete a questo indirizzo vi regalo la mia auto d'epoca. Su sessantamila copie vendute il copyright l'hanno letto in 5 (cinque) e a uno di loro effettivamente la macchina gliel'ha regalata.
Ma mica è finita qui. A un certo punto, Dale Dubin ha avuto un po' di casini con droga, minorenni e altre cose sulla falsariga di queste, si è fatto tre anni e mezzo di galera ed è stato radiato dall'albo. Cioè, io non è che tutte queste cose le so per certo: è semplicemente quello che si dice in rete su di lui, perché lui sul suo sito a parte provare a venderti il libro non è che ti dica altro, e chiederglielo via mail mi pareva brutto.
Insomma, dall'inizio alla fine la storia di Dubin pare più la biografia di un artista di quelli geniali e dannati, piuttosto che la vita di un dottore che scrive noiosi libri di testo. E io mi chiedo, mi domando e mi interrogo: posso mettere un trattato tra i miei libri preferiti? In mezzo ai romanzi e alle storie che in qualche modo mi sono rimaste impresse, dico. Fare un gran miscuglione, e rompere finalmente l'odiosa parete tra narrativa e libri seri?
La storia infinita, la collina dei conigli, il mondo nuovo... e dopo di questi: Interpretazione dell'ECG, di Dale Dubin Doctor of medicine. Ci sta o non ci sta? Non sarà troppo azzardato?
Riapro il libro, e cerco una frase che mi aveva colpito: a pagina 322, parlando dei pacemaker, il dottor Dubin dice: gli ingegneri intelligenti imitano la Natura nei loro progetti.
E questa è una cosa che io ho sempre pensato, fin dalle prime lezioni di biologia: se riuscissimo a imitare quello che già esiste, e che è perennemente in moto dentro di noi, potremmo creare qualcosa di incredibile. Solo che io l'ho pensato, e basta. Mentre Dale Dubin l'ha pensato e poi l'ha scritto davvero, in questo suo libro che - secondo me - è davvero bellissimo.
Simone
26/03/11
23/03/11
Studiare medicina e la paura del sangue.
Qualche giorno fa, in uno dei miei post sulla mia seconda laurea in Medicina ho trovato il seguente commento:
Ciao Simone, sono Ariel.
Sono in una situazione strana: mi piace studiare libri di anatomia, chimica, ecc... tutto ciò che è inerente la medicina ma quando entro in ospedale svengo!!! Non so che fare. Ho un forte desiderio di aiutare gli altri, di imparare "nomi terribili di malattie", le cure soprattutto ma la vista del sangue e l'odore di ospedale... mi fa stare male.
Penso che il lavoro del medico sia il più bello del mondo, perchè aiuta gli altri e da un senso alla propria vita. Io al momento sono una trentenne che fa l'impiegata e lavora tra le carte, e ogni giorno mi immagino che aiutare gli altri sia il giusto modo di vivere e non, come me, di fare buste paghe.
Cosa mi consiglieresti di fare? Avevo anche pensato di fare la scuola di osteopata. 6 anni, ma non è riconosciuta in italia questa figura. Bho?!
Help please!
Ariel.
Due parole da parte mia:
Ecco. Vi confesso che anche io, quando vado in ospedale per i tirocini, un minimo di paura ce l'ho sempre. Specialmente quando devo andare in un reparto nuovo, dove non so cosa aspettarmi e che cosa mi ritroverò davanti.
Paura ce l'ho anche quando ho un turno in ambulanza (cosa che ultimamente capita molto di rado) e chiamano per un incidente stradale oppure per un codice rosso.
Delle mie prime esperienze a contatto con un preparato anatomico ho già parlato in passato, mentre alla prima autopsia penso di non essere svenuto solo perché - dopo pochi minuti - al patologo-capo gli sono girate le palle e ci ha cacciati via tutti.
Ancora, in sala operatoria non mi hanno portato mai. Ma prima o poi succederà di sicuro... e non credo che sarà facile mantenere la calma mentre aprono il torace a qualcuno o rompono ossa e altre cose sanguinolente dall'aspetto dolorosissimo.
Cioè, arrivare a sentirmi male, dare di stomaco e anche perdere i sensi è una cosa che tutto sommato ho messo in conto (anche se per il momento non mi è mai successo, neppure in situazioni che comunque andavano un bel po' oltre alle cose che si vedono normalmente). C'è gente che può vedere e fare di tutto e magari non gliene frega niente fin dal primo impatto, mentre altri hanno bisogno di un approccio più graduale. Tutto qui.
Io sono dell'opinione che si può apprendere ogni cosa, e che con un po' di pratica e buona volontà alla lunga si possono fare anche cose che ci spaventano o che addirittura ci sembrano impossibili. Tant'è che la seconda volta in sala settoria è andata molto meglio della prima, e stavo molto più tranquillo. Vedere le autopsie è una cosa alla quale non mi abituerò mai fino in fondo, ma se mi tocca andare so che posso farlo, e amen.
Ma quanti medici e sanitari ci sono, anche già laureati, che hanno problemi ad affrontare certe situazioni? Ed è davvero così grave avere paura da studenti, oppure è un qualcosa che - alla fine - hanno superato tutti?
Voi che ne pensate?
Simone
Ciao Simone, sono Ariel.
Sono in una situazione strana: mi piace studiare libri di anatomia, chimica, ecc... tutto ciò che è inerente la medicina ma quando entro in ospedale svengo!!! Non so che fare. Ho un forte desiderio di aiutare gli altri, di imparare "nomi terribili di malattie", le cure soprattutto ma la vista del sangue e l'odore di ospedale... mi fa stare male.
Penso che il lavoro del medico sia il più bello del mondo, perchè aiuta gli altri e da un senso alla propria vita. Io al momento sono una trentenne che fa l'impiegata e lavora tra le carte, e ogni giorno mi immagino che aiutare gli altri sia il giusto modo di vivere e non, come me, di fare buste paghe.
Cosa mi consiglieresti di fare? Avevo anche pensato di fare la scuola di osteopata. 6 anni, ma non è riconosciuta in italia questa figura. Bho?!
Help please!
Ariel.
Due parole da parte mia:
Ecco. Vi confesso che anche io, quando vado in ospedale per i tirocini, un minimo di paura ce l'ho sempre. Specialmente quando devo andare in un reparto nuovo, dove non so cosa aspettarmi e che cosa mi ritroverò davanti.
Paura ce l'ho anche quando ho un turno in ambulanza (cosa che ultimamente capita molto di rado) e chiamano per un incidente stradale oppure per un codice rosso.
Delle mie prime esperienze a contatto con un preparato anatomico ho già parlato in passato, mentre alla prima autopsia penso di non essere svenuto solo perché - dopo pochi minuti - al patologo-capo gli sono girate le palle e ci ha cacciati via tutti.
Ancora, in sala operatoria non mi hanno portato mai. Ma prima o poi succederà di sicuro... e non credo che sarà facile mantenere la calma mentre aprono il torace a qualcuno o rompono ossa e altre cose sanguinolente dall'aspetto dolorosissimo.
Cioè, arrivare a sentirmi male, dare di stomaco e anche perdere i sensi è una cosa che tutto sommato ho messo in conto (anche se per il momento non mi è mai successo, neppure in situazioni che comunque andavano un bel po' oltre alle cose che si vedono normalmente). C'è gente che può vedere e fare di tutto e magari non gliene frega niente fin dal primo impatto, mentre altri hanno bisogno di un approccio più graduale. Tutto qui.
Io sono dell'opinione che si può apprendere ogni cosa, e che con un po' di pratica e buona volontà alla lunga si possono fare anche cose che ci spaventano o che addirittura ci sembrano impossibili. Tant'è che la seconda volta in sala settoria è andata molto meglio della prima, e stavo molto più tranquillo. Vedere le autopsie è una cosa alla quale non mi abituerò mai fino in fondo, ma se mi tocca andare so che posso farlo, e amen.
Ma quanti medici e sanitari ci sono, anche già laureati, che hanno problemi ad affrontare certe situazioni? Ed è davvero così grave avere paura da studenti, oppure è un qualcosa che - alla fine - hanno superato tutti?
Voi che ne pensate?
Simone
21/03/11
Autori per il Giappone.
Vi segnalo un'iniziativa che mi pare bene ideata e dalle ottime potenzialità: in sintesi, un sito/blog che raccoglie una serie di racconti di scrittori (noti o anche emergenti o solo amatoriali) allo scopo di raccogliere fondi per aiutare le vittime del sisma in Giappone.
Se non c'avete capito niente (ormai sono talmente arrugginito che quando scrivo non si capisce più una mazza) troverete una spiegazione più completa e dettagliata all'interno del sito in questione.
Poi, tra l'altro, ho partecipato anche io con un racconto di quelli che scrivi quando tanto non te ne frega niente di cosa penserà chi li legge... per cui c'è addirittura il rischio che sia venuto anche carino.
Insomma andate su 'sto cavolo di sito, cercate il mio racconto in mezzo agli altri centomila che sono online (io mi chiamo Simone Maria Navarra, proprio uguale al nome del blog), provate a lasciare qualche soldo in beneficienza, scrivete un vostro commento o qui o su quel sito lì o dove meglio credete e poi, se possibile, pubblicizzate il tutto spammando su Facebook e siti vari così da informare un po' in giro che si può ancora scrivere per un intento pratico e - se Dio vuole - anche utile.
Grazie!
Simone
Se non c'avete capito niente (ormai sono talmente arrugginito che quando scrivo non si capisce più una mazza) troverete una spiegazione più completa e dettagliata all'interno del sito in questione.
Poi, tra l'altro, ho partecipato anche io con un racconto di quelli che scrivi quando tanto non te ne frega niente di cosa penserà chi li legge... per cui c'è addirittura il rischio che sia venuto anche carino.
Insomma andate su 'sto cavolo di sito, cercate il mio racconto in mezzo agli altri centomila che sono online (io mi chiamo Simone Maria Navarra, proprio uguale al nome del blog), provate a lasciare qualche soldo in beneficienza, scrivete un vostro commento o qui o su quel sito lì o dove meglio credete e poi, se possibile, pubblicizzate il tutto spammando su Facebook e siti vari così da informare un po' in giro che si può ancora scrivere per un intento pratico e - se Dio vuole - anche utile.
Grazie!
Simone
16/03/11
15/03/11
Come aiutare il Giappone.
Visti gli eventi che conoscerete tutti, mi piacerebbe usare questa pagina per pubblicizzare le iniziative più interessanti che stanno nascendo a favore del Giappone e delle vittime di questa situazione tanto drammatica.
Inizio inserendo le prime tre che ho trovato facendo una rapida ricerca. Se voi avete qualcos'altro da segnalare, fatelo pure attraverso i commenti!
SMS ALLA CROCE ROSSA ITALIANA
GIAPPONE: UN SMS AL 45500 PER DONARE 2 EURO
La Croce Rossa Italiana in sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto e dallo tsunami. Attivata raccolta fondi.
Roma - A seguito del terribile terremoto che ha devastato il Giappone, la Croce Rossa Italiana ha aperto una raccolta fondi in sostegno delle popolazioni colpite dal sisma e dallo tsunami.
Per donare 2 euro alla Croce Rossa Italiana "Pro Emergenza Giappone" è possibile inviare un SMS da cellulari Wind, Tim, 3, Vodafone e COOPVoce o da telefono fisso Telecom, Infostrada e Fastweb al numero 45500.
DONAZIONE A SAVE THE CHILDREN
Dona anche tu al Fondo Emergenze per i Bambini. In caso di calamità naturali, terremoti, guerre e gravi disastri umanitari il tuo aiuto sarà già dove serve.
Con una donazione continuativa di appena 10 euro al mese proteggerai i bambini di tutto il mondo, in ogni momento, diventando parte integrante di una rete di soccorso pronta ad attivarsi in caso di emergenza.
La tua donazione oggi contribuirà all'emergenza terremoto in Giappone, ai progetti in corso ad Haiti e in Pakistan.
Il link dove fare una donazione a Save the children.
STREET FIGHTER CONTRO IL TERREMOTO!
Acquistando Street Fighter 4 per l'Iphone, la CAPCOM donerà il ricavato in beneficienza. Notate che l'offerta è valida solo per qualche giorno, per cui controllate che sia ancora attiva!
Our deepest thoughts and prayers are with people who were caught in tragic "Tohoku Region Earthquake" in Japan.
CAPCOM as a Japanese gaming company, starting from Mar. 15th through Mar. 22nd we are going to drop the price of iPhone / iPod touch "Street Fighter IV" globally and donate all the sales to public charity.
People from all over the world, please unite with us to help people in the disaster-strick area.
Street Fighter 4 sull'Apple Store.
SCRITTORI PER IL GIAPPONE
Attraverso il blog di Lara Manni, un'iniziativa singolare: mettere insieme una raccolta di racconti (online) da usare per pubblicizzare donazioni e campagne a favore del Giappone.
Per chiarimenti, seguite il sito dell'autrice che ha avuto l'idea!
Simone
Inizio inserendo le prime tre che ho trovato facendo una rapida ricerca. Se voi avete qualcos'altro da segnalare, fatelo pure attraverso i commenti!
SMS ALLA CROCE ROSSA ITALIANA
GIAPPONE: UN SMS AL 45500 PER DONARE 2 EURO
La Croce Rossa Italiana in sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto e dallo tsunami. Attivata raccolta fondi.
Roma - A seguito del terribile terremoto che ha devastato il Giappone, la Croce Rossa Italiana ha aperto una raccolta fondi in sostegno delle popolazioni colpite dal sisma e dallo tsunami.
Per donare 2 euro alla Croce Rossa Italiana "Pro Emergenza Giappone" è possibile inviare un SMS da cellulari Wind, Tim, 3, Vodafone e COOPVoce o da telefono fisso Telecom, Infostrada e Fastweb al numero 45500.
DONAZIONE A SAVE THE CHILDREN
Dona anche tu al Fondo Emergenze per i Bambini. In caso di calamità naturali, terremoti, guerre e gravi disastri umanitari il tuo aiuto sarà già dove serve.
Con una donazione continuativa di appena 10 euro al mese proteggerai i bambini di tutto il mondo, in ogni momento, diventando parte integrante di una rete di soccorso pronta ad attivarsi in caso di emergenza.
La tua donazione oggi contribuirà all'emergenza terremoto in Giappone, ai progetti in corso ad Haiti e in Pakistan.
Il link dove fare una donazione a Save the children.
STREET FIGHTER CONTRO IL TERREMOTO!
Acquistando Street Fighter 4 per l'Iphone, la CAPCOM donerà il ricavato in beneficienza. Notate che l'offerta è valida solo per qualche giorno, per cui controllate che sia ancora attiva!
Our deepest thoughts and prayers are with people who were caught in tragic "Tohoku Region Earthquake" in Japan.
CAPCOM as a Japanese gaming company, starting from Mar. 15th through Mar. 22nd we are going to drop the price of iPhone / iPod touch "Street Fighter IV" globally and donate all the sales to public charity.
People from all over the world, please unite with us to help people in the disaster-strick area.
Street Fighter 4 sull'Apple Store.
SCRITTORI PER IL GIAPPONE
Attraverso il blog di Lara Manni, un'iniziativa singolare: mettere insieme una raccolta di racconti (online) da usare per pubblicizzare donazioni e campagne a favore del Giappone.
Per chiarimenti, seguite il sito dell'autrice che ha avuto l'idea!
Simone
13/03/11
Seconda laurea in Medicina: terzo anno, secondo semestre.
Le lezioni del nuovo semestre sono iniziate da qualche giorno, e devo dire che quasi non mi sembra vero di essere arrivato fino a questo punto.
Voglio dire: gli anni di Medicina sono (almeno) sei, più la tesi e tutto il resto. Il secondo semestre del terzo anno insomma non è nemmeno a metà di tutto il percorso, però sembra effettivamente di stare abbastanza avanti.
C'è che iniziano a cambiare molte cose. Gli esami iniziano a trattare argomenti relativi all'ambito medico (i primi due anni sono solo formule chimiche e qualche elenco di nomi da ricordare a memoria) i professori sembrano più tranquilli e meno fissati con frequenze e rotture varie. In aula siamo (mediamente) di meno, e andare a seguire e poi studiare per gli esami è diventata quasi una routine.
In sintesi ho 35 anni (quasi 36) ho una laurea in Ingegneria, studio Medicina e tutto sommato è la mia quotidianità, e mi pare una cosa normale.
Aggiungo anche che sono soddisfatto di questo blog e - anche se c'ho messo un po' a rendermene conto - anche del lato riguardante la scrittura. I commenti dei visitatori e le lettere che ricevo, sebbene non tantissime, mi hanno fatto capire che parlare di questa esperienza è stato utile, e che tutto sommato se intendiamo la scrittura come comunicazione e rapporto con qualcun altro allora non è che avendo mollato i romanzi ho smesso di scrivere: ho solo iniziato a scrivere altro... e magari è anche meglio così.
Scusate se vi ho un po' tediato, ma ultimamente sono stanco e credo che anche il modo di esprimermi ne stia risentendo: colpa dell'ultimo esame appiccicato all'inizio delle lezioni, e di un po' più di lavoro in ufficio che deve essere sbrigato.
Speriamo che il resto del semestre sia un po' più leggero! ^^
Simone
Voglio dire: gli anni di Medicina sono (almeno) sei, più la tesi e tutto il resto. Il secondo semestre del terzo anno insomma non è nemmeno a metà di tutto il percorso, però sembra effettivamente di stare abbastanza avanti.
C'è che iniziano a cambiare molte cose. Gli esami iniziano a trattare argomenti relativi all'ambito medico (i primi due anni sono solo formule chimiche e qualche elenco di nomi da ricordare a memoria) i professori sembrano più tranquilli e meno fissati con frequenze e rotture varie. In aula siamo (mediamente) di meno, e andare a seguire e poi studiare per gli esami è diventata quasi una routine.
In sintesi ho 35 anni (quasi 36) ho una laurea in Ingegneria, studio Medicina e tutto sommato è la mia quotidianità, e mi pare una cosa normale.
Aggiungo anche che sono soddisfatto di questo blog e - anche se c'ho messo un po' a rendermene conto - anche del lato riguardante la scrittura. I commenti dei visitatori e le lettere che ricevo, sebbene non tantissime, mi hanno fatto capire che parlare di questa esperienza è stato utile, e che tutto sommato se intendiamo la scrittura come comunicazione e rapporto con qualcun altro allora non è che avendo mollato i romanzi ho smesso di scrivere: ho solo iniziato a scrivere altro... e magari è anche meglio così.
Scusate se vi ho un po' tediato, ma ultimamente sono stanco e credo che anche il modo di esprimermi ne stia risentendo: colpa dell'ultimo esame appiccicato all'inizio delle lezioni, e di un po' più di lavoro in ufficio che deve essere sbrigato.
Speriamo che il resto del semestre sia un po' più leggero! ^^
Simone
10/03/11
Racconto - Primo Mazzini e l'invenzione al volo.
Il dottor Mazzini annuì leggermente, e poi batté le mani.
«Che problema c'é se il progetto per la fiera è andato distrutto?» disse. «Inventerò qualcosa al volo, e presenteremo quella. Quanto tempo abbiamo?»
La professoressa Bresson era pallida come uno strofinaccio coperto di farina, appena uscito da un congelatore in un posto nebbioso.
«Il nostro turno è tra cinque minuti!»
Primo fece una faccia come a dire: eh, allora di tempo ce ne abbiamo! Poi si prese la testa tra le mani e iniziò a riflettere, concentrato.
«Un computer portatile che si carica con una pompa da bicicletta» disse.
«Ma è quello che hai appena fatto scoppià» ringhiò l'ingegner Verne, aggiungendo un brutto insulto.
«Sì, sì, lo so. Cercavo solo uno spunto. Un altro computer ma tutto di gomma, così che se anche cade non si rompe?»
«E in cinque minuti io come lo dovrei costruì, mannaggia a te?»
«Va bene» proseguì il dottor Mazzini. «Una lampada a molla? Un tostapane che fa il pane incorporato? Un paio di sci a motore per non pagare lo skipass?»
«La pochezza delle sue idee non finisce mai di sorprendermi».
Tanto per cambiare, il dottor Rex non si lasciava prendere facilmente dall'entusiasmo. Anche il dottor Manfredi biascicò quella che pareva una critica, ma era talmente ubriaco che nessuno capì una parola.
Primo non diede retta a nessuno dei due, e andò avanti.
«Un biglietto del cinema fosforescente, così trovi il posto al buio. Una canna da pesca che fulmina i pesci». Poi saltò su, e batté le mani.
«Degli strumenti da cucina che si collegano a internet!» esclamò, raggiante. «Così quando fai da mangiare puoi dirlo ai tuoi amici online».
«Va bene!» la professoressa Bresson si sarebbe accontentata di qualsiasi cosa, credo. «Va bene, bene bene bene bene. Ora costruiscilo: hai due minuti!»
L'espressione disgustata di Rex ve la risparmio, Manfredi stava per dare di stomaco e Verne scosse la testa.
«E come la faccio io, 'sta roba?» grugnì. «C'avemo due minuti, hai capito?»
«Che problema c'è? Vieni qui, Trevvù».
Tre Vu Cinque – che per l'occasione della fiera fungeva anche da frigobar – scattò tra i tavoli con un rumoraccio da trattore arrugginito.
«Eccomi, dottor Mazzini».
Primo aprì lo sportello sotto al sedere del robot, e tirò fuorì una busta piena di stoviglie di carta usa e getta, di quelle usate per le feste.
«Questo dovrebbe andar bene» disse, osservando un piatto rosso con decorazioni natalizie.
«Ma siamo quasi a Pasqua!» piagnucolò la professoressa Bresson. Invertire le festività, era un evidente ulteriore motivo di stress.
Primo, invece, era tranquillo. Dopo aver preso il cellulare dalla tasca, lo mise al centro del piatto come se fosse stata una cosa da mangiare, e poggiò tutto su un tavolo.
«Ottimo» commentò, osservando la sua creazione con l'espressione più concentrata che potreste mai riuscire a immaginare... ma forse era solo molto assonnato. «Ora non resta che trovare il sistema per fondere questi due strumenti di uso comune, e avremo ottenuto un oggetto completamente originale».
«Nonché inutile» sottolineò Devon.
«E siamo anche perffffffettamente in ouraio (ha detto orario)» concluse il dottor Manfredi, guardandosi il palmo della mano come per legere un orologio da taschino che in realtà non esisteva.
A quel punto l'ingegner Verne si avventò sul tavolo con la grazia di un orso obeso.
«Dai qua» ruggì. «Ce penso io!»
Detto questo prese il telefono, prese il piatto, e li unì con quattro o cinque giri di nastro adesivo da pacchi marrone. Si fermò un attimo a contemplare il suo lavoro, grugnì una mezza parolaccia e aggiunse altri due strati di nastro, tanto per stare sicuri.
«Ecco» disse alla fine, porgendo il risultato al dottor Mazzini. «Fattelo annà bene, che è il meglio che posso fa'».
Primo prese il tele-piatto, la inter-stoviglia o qualsiasi altro nome preferite dare a quell'affare. Aveva un'aria pensierosa. Poi alzò la testa, e guardò i suoi colleghi con un'espressione che diceva: ho davvero il coraggio di presentare questa roba, oppure no? Alla fine, sorrise.
«Che problema c'è?» Disse, stringendosi nelle spalle. «Diremo che questo è un prototipo».
«Che problema c'é se il progetto per la fiera è andato distrutto?» disse. «Inventerò qualcosa al volo, e presenteremo quella. Quanto tempo abbiamo?»
La professoressa Bresson era pallida come uno strofinaccio coperto di farina, appena uscito da un congelatore in un posto nebbioso.
«Il nostro turno è tra cinque minuti!»
Primo fece una faccia come a dire: eh, allora di tempo ce ne abbiamo! Poi si prese la testa tra le mani e iniziò a riflettere, concentrato.
«Un computer portatile che si carica con una pompa da bicicletta» disse.
«Ma è quello che hai appena fatto scoppià» ringhiò l'ingegner Verne, aggiungendo un brutto insulto.
«Sì, sì, lo so. Cercavo solo uno spunto. Un altro computer ma tutto di gomma, così che se anche cade non si rompe?»
«E in cinque minuti io come lo dovrei costruì, mannaggia a te?»
«Va bene» proseguì il dottor Mazzini. «Una lampada a molla? Un tostapane che fa il pane incorporato? Un paio di sci a motore per non pagare lo skipass?»
«La pochezza delle sue idee non finisce mai di sorprendermi».
Tanto per cambiare, il dottor Rex non si lasciava prendere facilmente dall'entusiasmo. Anche il dottor Manfredi biascicò quella che pareva una critica, ma era talmente ubriaco che nessuno capì una parola.
Primo non diede retta a nessuno dei due, e andò avanti.
«Un biglietto del cinema fosforescente, così trovi il posto al buio. Una canna da pesca che fulmina i pesci». Poi saltò su, e batté le mani.
«Degli strumenti da cucina che si collegano a internet!» esclamò, raggiante. «Così quando fai da mangiare puoi dirlo ai tuoi amici online».
«Va bene!» la professoressa Bresson si sarebbe accontentata di qualsiasi cosa, credo. «Va bene, bene bene bene bene. Ora costruiscilo: hai due minuti!»
L'espressione disgustata di Rex ve la risparmio, Manfredi stava per dare di stomaco e Verne scosse la testa.
«E come la faccio io, 'sta roba?» grugnì. «C'avemo due minuti, hai capito?»
«Che problema c'è? Vieni qui, Trevvù».
Tre Vu Cinque – che per l'occasione della fiera fungeva anche da frigobar – scattò tra i tavoli con un rumoraccio da trattore arrugginito.
«Eccomi, dottor Mazzini».
Primo aprì lo sportello sotto al sedere del robot, e tirò fuorì una busta piena di stoviglie di carta usa e getta, di quelle usate per le feste.
«Questo dovrebbe andar bene» disse, osservando un piatto rosso con decorazioni natalizie.
«Ma siamo quasi a Pasqua!» piagnucolò la professoressa Bresson. Invertire le festività, era un evidente ulteriore motivo di stress.
Primo, invece, era tranquillo. Dopo aver preso il cellulare dalla tasca, lo mise al centro del piatto come se fosse stata una cosa da mangiare, e poggiò tutto su un tavolo.
«Ottimo» commentò, osservando la sua creazione con l'espressione più concentrata che potreste mai riuscire a immaginare... ma forse era solo molto assonnato. «Ora non resta che trovare il sistema per fondere questi due strumenti di uso comune, e avremo ottenuto un oggetto completamente originale».
«Nonché inutile» sottolineò Devon.
«E siamo anche perffffffettamente in ouraio (ha detto orario)» concluse il dottor Manfredi, guardandosi il palmo della mano come per legere un orologio da taschino che in realtà non esisteva.
A quel punto l'ingegner Verne si avventò sul tavolo con la grazia di un orso obeso.
«Dai qua» ruggì. «Ce penso io!»
Detto questo prese il telefono, prese il piatto, e li unì con quattro o cinque giri di nastro adesivo da pacchi marrone. Si fermò un attimo a contemplare il suo lavoro, grugnì una mezza parolaccia e aggiunse altri due strati di nastro, tanto per stare sicuri.
«Ecco» disse alla fine, porgendo il risultato al dottor Mazzini. «Fattelo annà bene, che è il meglio che posso fa'».
Primo prese il tele-piatto, la inter-stoviglia o qualsiasi altro nome preferite dare a quell'affare. Aveva un'aria pensierosa. Poi alzò la testa, e guardò i suoi colleghi con un'espressione che diceva: ho davvero il coraggio di presentare questa roba, oppure no? Alla fine, sorrise.
«Che problema c'è?» Disse, stringendosi nelle spalle. «Diremo che questo è un prototipo».
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Su Primo Mazzini ho scritto anche un intero romanzo, lo trovate cliccando qui.
06/03/11
E dopo la seconda laurea? I dubbi di Sara... e anche i miei.
Riporto l'email che mi è arrivata da una ragazza che ha trovato il mio blog, e che introduce un altro argomento importante che per ora è stato poco affrontato: riprendere gli studi passata una certa età o per ottenere una seconda (o terza) laurea si può anche fare. Ma dopo?
Che possibilità lavorative ci sono, per una persona che finisce di studiare avendo ormai più (o molto più, nel mio caso) di 30 anni? E la possibilità di entrare in una specializzazione esiste, o in un ambiente difficile come quello medico bisognerà accontentarsi di quello che capita?
Per quanto riguarda la mia situazione personale e il mio punto di vista, penso che ne parlerò un po' più approfonditamente magari tra qualche giorno. Intanto vi lascio alla lettera di Sara. Come sempre, ogni vostro commento o consiglio non potrà che farmi/farci piacere.
Ciao Simone, sono Sara.
Innanzitutto complimenti per il tuo blog, sono finita lì cercando notizie sull'iscrizione a Medicina in "tarda" età. Io ho 27 anni, mi mancano 2 esami e tra luglio e settembre, dopo anni di studio, sarò finalmente laureata in Fisica.
Mi chiederai:"Ma allora qual è il problema?"
Bè, il problema è che non sono felice. Sono anni che penso di essere fuori posto, ma per vari motivi ho comunque deciso di portare a compimento il percorso iniziato tanti anni fa in Fisica. E ora che sono praticamente al traguardo mi sento persa, perchè io non voglio fare il fisico nella vita... ma il medico!
Ora ti chiedo: secondo te iniziare alla mia età è troppo tardi? Ho visto che tu sei iscritto al terzo anno in Medicina e che eri già laureato in ingegneria. Come ti trovi adesso? Economicamente riesci a mantenerti?
Io ho parlato a casa di questo mio disagio, e mia madre, dopo una iniziale e giustificata perplessità, mi ha detto che se questa cosa può rendermi felice questo non può che farla contenta, anche perchè sono quali più ferrata in Medicina che in Fisica :) Anche il mio ragazzo mi appoggia e sa che questo è il mio più grande sogno... ma io non so decidermi.
Con una laurea in fisica potrei iniziare già a lavorare, e ad essere finalmente indipendente. Ma solo l'idea di iniziare Medicina mi dà una scarica di adrenalina! L'unico problema sarebbe (entrando al primo colpo e laureandomi in tempo) finire a 34 anni: quante possibilità lavorative avrei? E per quanto riguarda la specializzazione?
Scusa se mi sono dilungata, ma è una decisione difficile da prendere e vorrei avere un tuo consiglio, visto che in alcune cose siamo molto simili :)
Grazie ancora
Sara
Per quanto mi riguarda le ho già risposto in privato, e vorrei piuttosto so
Che possibilità lavorative ci sono, per una persona che finisce di studiare avendo ormai più (o molto più, nel mio caso) di 30 anni? E la possibilità di entrare in una specializzazione esiste, o in un ambiente difficile come quello medico bisognerà accontentarsi di quello che capita?
Per quanto riguarda la mia situazione personale e il mio punto di vista, penso che ne parlerò un po' più approfonditamente magari tra qualche giorno. Intanto vi lascio alla lettera di Sara. Come sempre, ogni vostro commento o consiglio non potrà che farmi/farci piacere.
Ciao Simone, sono Sara.
Innanzitutto complimenti per il tuo blog, sono finita lì cercando notizie sull'iscrizione a Medicina in "tarda" età. Io ho 27 anni, mi mancano 2 esami e tra luglio e settembre, dopo anni di studio, sarò finalmente laureata in Fisica.
Mi chiederai:"Ma allora qual è il problema?"
Bè, il problema è che non sono felice. Sono anni che penso di essere fuori posto, ma per vari motivi ho comunque deciso di portare a compimento il percorso iniziato tanti anni fa in Fisica. E ora che sono praticamente al traguardo mi sento persa, perchè io non voglio fare il fisico nella vita... ma il medico!
Ora ti chiedo: secondo te iniziare alla mia età è troppo tardi? Ho visto che tu sei iscritto al terzo anno in Medicina e che eri già laureato in ingegneria. Come ti trovi adesso? Economicamente riesci a mantenerti?
Io ho parlato a casa di questo mio disagio, e mia madre, dopo una iniziale e giustificata perplessità, mi ha detto che se questa cosa può rendermi felice questo non può che farla contenta, anche perchè sono quali più ferrata in Medicina che in Fisica :) Anche il mio ragazzo mi appoggia e sa che questo è il mio più grande sogno... ma io non so decidermi.
Con una laurea in fisica potrei iniziare già a lavorare, e ad essere finalmente indipendente. Ma solo l'idea di iniziare Medicina mi dà una scarica di adrenalina! L'unico problema sarebbe (entrando al primo colpo e laureandomi in tempo) finire a 34 anni: quante possibilità lavorative avrei? E per quanto riguarda la specializzazione?
Scusa se mi sono dilungata, ma è una decisione difficile da prendere e vorrei avere un tuo consiglio, visto che in alcune cose siamo molto simili :)
Grazie ancora
Sara
Per quanto mi riguarda le ho già risposto in privato, e vorrei piuttosto so
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