28/04/11

Medicina, dopo una laurea in Comunicazione d'impresa e marketing: un cambiamento possibile?

Ancora una volta, riporto la lettera di una persona che mi (ci?) ha scritto dopo aver trovato il mio blog.

Caro Simone,

non so per quale strano motivo o coincidenza, stamattina sono finita sul tuo blog. Così, navigando a caso.

Mi presento: mi chiamo Cristina, sono di Milano, ho 24 anni.

Il tuo blog per me stamattina è stato un po' come un fulmine a ciel sereno: ho leggiucchiato un po' di qua e un po di là e ci ho trovato dentro un pezzetto di me. La cosa mi ha colpito, e così ho deciso di scriverti.

Sai, ho sempre avuto il pallino della medicina, da quando ero piccola. Vuoi perchè mio padre fosse medico, vuoi perchè mi piacesse punto e basta. Non ho mai capito, però, perchè io non abbia mai provato a fare quel maledetto test: forse per la paura di deludere mio padre nel caso di un esito negativo. Forse perchè a 19 anni appena uscita dal liceo, con la ribellione dell'età e l'inconsapevolezza, ho voluto buttarmi in qualcosa che avrebbe potuto dimostrare che io "non ero l'ombra di nessuno", e che quindi non avrei fatto medicina solo perché papà era medico.

Mi sono laureata in Comunicazione, e ora mi mancano 3 esami per prendere la laurea specialistica in Comunicazione d'impresa e marketing. 5 anni di studio senza mai perdere tempo. Sto facendo lo stage in un'azienda, eppure quel pallino della medicina rimane sempre lì, in sordina, a farmi compagnia. E ogni tanto salta fuori quella voglia di provarci. Poi non so perchè mi prende lo sconforto, quello di intraprendere una strada lunga, faticosa, costosa... dopo aver già fatto 5 anni di studi, che però non mi rendono felice.

Più che altro la mia paura è quella di intraprendere una strada e di abbandonarne una che ho già intrapreso, con il rischio di fallire in quella nuova e di trovarmi con un pugno di mosche in mano. Leggere il tuo blog mi ha dato una ventata di speranza e fantasia... anche se non so se troverò mai il coraggio. È per questo che ti scrivo, per capire se davvero ce la si può fare!

Un grosso in bocca al lupo per tutto.

Cristina.


Io a Cristina ho semplicemente detto che, se suo padre è un medico e magari desiderava - o desidera ancora - che lo diventasse anche lei, forse potrebbe parlarne con lui e scoprire intanto il suo punto di vista. Del resto, se c'è l'appoggio di chi abbiamo intorno certe scelte diventano (almeno secondo me) molto più facili.

E voi, che ne pensate?

Simone

26/04/11

Tirocinio in cardiologia.

L'ambulatorio di cardiologia funziona così: i pazienti aspettano nel corridoio, e vengono chiamati uno alla volta. Quando arriva il loro turno una specializzanda gli domanda il perché della visita, eventuali patologie già diagnosticate, interventi chirurgici e insomma tutte quelle cose che andranno scritte nella cartella clinica.

Questo processo si chiama anamnesi, e la mia speranza è che le domande all'esame di semeiotica non vadano al di là di questa particolare nozione che ho appena espresso.

Dopo l'anamnesi, i pazienti vengono fatti sdraiare, e la visita prosegue con misura della pressione, auscultazione, controllo dei polsi ed elettrocardiogramma. Dopo un paio di volte gli elettrodi li fanno mettere a me, e uso addirittura il fonendoscopio che a questo punto iniziavo a credere ci chiedessero di portare più per fare scena che per altro.

Una vecchina di 90 e rotti anni si lamenta che per colpa dello sciopero dell'altro giorno gli è toccato farsi una bella scarpinata a piedi, e da quel momento ha l'affanno. L'elettrocardiogramma mostra una cosa che fino a quel momento avevo visto solo sui libri, mentre col fonendoscopio si sente tum tum tutum - pausa - tum tutum tututum. Io ammetto che a Cardio sto indietrissimo e non so quasi nulla, ma che non dovrebbe fare così mi pare sia evidente.

Poi c'è una ragazza che ogni tanto si sente il cuore che prende e parte per i cavoli suoi, e pure quello non ci vuole il cardiologo per intuire che sarebbe meglio non accadesse.

Finite le visite arriva il professore, e i pazienti vengono fatti entrare di nuovo. Adesso si discute di terapie, future visite, analisi più approfondite o controlli da ripetere in futuro. Sembra tipo quando uno va dal dottore e sta lì e aspetta che gli scriva la ricetta... solo che per qualche assurdo gioco di prospettiva sono andato a finire dall'altra parte.

La vecchina ha una cosa che si risolve solo col pacemaker, ma forse è colpa di un farmaco che intanto si prova a ridurre e poi si vedrà. La ragazza invece deve fare un controllo di 24 ore con un attrezzo che si chiama holter: se trovano una cosa e poi un'altra e un'altra ancora finisce che poi si deve operare, e insomma poverina non se ne va via tanto allegra e pure a me un po' mi dispiace.

Poi altre cose meno importanti: moglie e marito che fanno un controllo, un signore che dovrà fare una prova da sforzo, e poco altro. Io guardo cartelle e tracciati che ci mostra il professore, e ci capisco un po'. Sento spiegazioni su farmaci, terapie e interventi vari, e già ci capisco un po' meno ma comunque ci provo.

Terminato il tirocinio mi tolgo il camice e rimetto a posto il fonendoscopio, e sono sempre quello di prima, con i miei quasi 36 anni e non so quanti esami ancora da dare.

Ma forse un paio di cose, oggi, le ho imparate.

Simone

25/04/11

Buona Pasqua!

Me ne ero quasi scordato!

Buona Pasqua e (a questo punto) buona Pasquetta a tutti quanti!

A presto per i soliti discorsi su libri e università.

Simone

21/04/11

Segnalazione: scene selezionate dalla pandemia gialla.

Vi segnalo il nuovo lavoro di Alessandro Girola, uno scrittore che conoscevo ai tempi in cui facevo lo scrittore pure io:

Scene selezionate della Pandemia Gialla

ebook in formato ePub

165 pagine, 1.99 euro (comprende 16 capitoli, 2 appendici, 19 foto)

Copertina di Luca Morandi (al quale ho rubato questa versione animata copincollando il link direttamente dal suo blog).

Impaginazione e grafica a cura di eBookAndBook

Pagina ufficiale

Link per acquistarlo

Scene selezionate ecc ecc è un libro che prende spunto da una sorta di maratona letteraria nata tra moltissimi blogger. In sostanza si parlava di un virus che trasformava la gente in zombi (qui chiamati "gialli", se non erro) e ogni blogger raccontava il proprio punto di vista della vicenda in una specie di intreccio narrativo collettivo.

Vi segnalo questo ebook per due motivi: prima di tutto perché, anche se questo ebook è stato completamente scritto dal sig. Girola, alla parte di scrittura collettiva che lo ha ispirato hanno partecipato molti blogger che conosco (uno per tutti, TIM). Valorizzare questo lavoro significa anche valorizzare un po' il loro, e mi fa piacere.

In secondo luogo, mettendo in vendita questo ebook (mentre tutti i precedenti erano distribuiti in modo gratuito) questo autore vuole - giustamente - passare oltre la visione dello scrittore autoprodotto che non "vale" come gli scrittori "veri" e che regala le sue cose, e proporre - giustamente - il proprio lavoro al pari del lavoro di qualsiasi altro autore, e per questo anche a pagamento.

Da ex-scrittore mi sento di appoggiare in pieno questo punto di vista, come del resto ho sempre fatto: il valore del libro in sé sta nel testo, nei suoi contenuti e nelle idee dell'autore. Non certo sul mezzo scelto per distribuirlo (cartaceo o digitale) e nella presenza o meno di un codice ISBN o dell'etichetta di un editore che, magari per puri ragionamenti di marketing, ha deciso di investirci qualche soldo.

Sempre da ex-scrittore rimangono tutte le mie perplessità sul mezzo ebook che spero questa iniziativa riuscirà a cancellare e con le quali comunque non vi tedio, visto che di editoria non mi interesso più e (in linea di massima) non si interessa più nemmeno chi mi legge.

Da lettore, invece, avendo acquistato il libro, confesso che ancora non l'ho letto e che è in scaletta ben dopo l'Harrison, un manuale di Medicina Interna di 5000 o non so quante pagine. Insomma dubito che saprete presto che cosa ne penso... intendo dell'ebook di Girola. Riguardo all'Harrison, a dispetto di tanti giudizi positivi che sento da ogni parte non mi pare per nulla adatto allo studio delle patologie integrate, e a meno che non siate già laureati e in cerca di un manuale da consultazione vi consiglierei di cercare altro.

Avendolo però sfogliato - e adesso parlo di nuovo dell'ebook di Girola - trovo che la realizzazione di Scene selezionate dalla pandemia gialla sia ottima, con una bellissima copertina e tante immagini che comunque personalmente in un libro non mi fanno impazzire. Lo so, sono un retrogrado tecnofobo e nemico del multimediale o di quello che vi pare. E allora? Se volete vendermi degli ebook anche voi, adesso lo sapete.

Piccolo particolare sugli acquisti online: lo store che vende l'ebook va benissimo, ma poi passare tutto sull'Iphone (il telefono è sincronizzato con un altro computer) era un tale casino che ho preferito lasciare l'ebook sul PC per una futura lettura a schermo. E lo so che è una cosa che si risolve facilmente, ma non c'ho più voglia di stare lì a smanettare appresso alle boiate che si inventa la Apple o altre tecnologie azzoppate del cappero. E pensare che un tempo avevo pure un lettore e-ink... chissà che fine avrà fatto?! ^^

Ma insomma, vabbe', chissene frega: questo Scene selezionate dalla pandemia gialla è un bel lavoro fatto anche da un sacco di gente (alla faccia dell'autore autoprodotto!) e per 2 euro non so che altro volete.

Per cui non fate gli spilorci e compratevelo!

Simone

18/04/11

Cambiare facoltà e ricominciare da capo... ma come reagirà chi ci è vicino? L'esperienza di Niccolo.

Mio padre è uno di quegli ingegneri che pensano che l'ingegneria sia la materia più meravigliosa del mondo, e che fare l'ingegnere sia l'unica scelta sensata possibile.

Mio fratello è uno di quegli ingegneri che se sei ingegnere come lui allora capisci tutto e sei un tipo di successo che nella vita ha fatto le scelte giuste, mentre qualsiasi altra facoltà non insegna nulla, regala le lauree ed è assolutamente una scelta inutile.

Se chiedete a mia mamma, invece, vi dirà che l'unica ipotesi valida e giusta per intraprendere un corso di studi e successivamente una carriera degna di questo nome sia quella di iscriversi alla facoltà di ingegneria. Lei però, chissà perché, ha fatto pedagogia... defunta facoltà che immagino insegnasse agli adulti a crescere bravi figli ingegneri.

E insomma, non è un caso che ancora più del test di ammissione fatto con l'influenza intestinale, più del corso estivo in compagnia di 100 adolescenti neo-diplomati, più dell'esame di Biochimica e anche più delle autopsie alle 8 di mattina, il momento più arduo di quando ho deciso di mollare la mia (per quanto mediocre) carriera da ingegnere per ricominciare da zero come medico, è stato dirlo alla mia famiglia.

Il giorno che ho spiegato a mia madre che non gli stavo raccontando la trama di uno dei miei soliti romanzi, ma che a Medicina mi ci iscrivevo davvero, il cielo era nerissimo, le luci in casa erano spente ed era tutto buio e tetro. O forse era pure una bella giornata, ma io me la ricordo come vi ho detto in stile apocalisse imminente e prossimo giudizio Divino con cacciata all'inferno del sottoscritto.

Poi mamma l'ha detto a papà, e alla fine il commento conclusivo è stato: io e tuo padre ci siamo chiesti dov'è che abbiamo sbagliato, con te. Che è un po' una di quelle frasi fatte da filmetto adolescenziale, ma vi assicuro che anche se la mia adolescenza era passata da tipo 15 anni non è stato facile sentirsela dire.

E ok: mi pare evidente che questa cosa della seconda laurea, almeno all'inizio, i miei non l'avessero presa troppo bene. E capirete insomma che io sia in qualche modo sensibile a commenti come questo di Niccolò, che vi riporto qui sotto:

Ciao, mi chiamo Niccolò e a settembre avrò 25 anni, e come regalo di compleanno (se dovessi passare) cambio facolta e vado a fare infermieristica...

Ora sono iscritto a economia aziendale ma non è la mia vera passione. Dopo aver lavorato un anno non mi rendeva felice quello che facevo, e in più odio la monotonia. Quindi ho deciso di cambiare. Pazzia? Penso proprio di sì, ahahah!


Comunque come te sono opertore bls-d, quindi in questo campo ci vivo! :) E poi ho sempre avuto questa passione ma l'ho sempre tenuta dentro.
Un piccolo neo c'è: ancora mio babbo nn lo sa... ahahahahahah. Sono pronto psicologicamente ma non fisicamente pronto alla reazione del mio babbo. È solo la sua visto che mia madre sa tutto! Penso di dirglielo se passerò il test! :)

La mia preoccupazione più grande è creare un clima in casa da bomba atomica, visto che mio padre ogni santo giorno mi rompe per gli studi, lavoro futuro, ecc...
comunque sono sempre più convinto, anche se mi spaventa un pò devo essere sincero! :)

A presto, Nicco


Avete letto? Bene. A differenza di Niccolò, io di anni non ne avevo 25 ma 33. Ancora, forse il padre di Niccolò si preoccupa più del lavoro e della sicurezza economica di suo figlio, mentre per i miei è stata più una questione di dover accettare un cambiamento che - bene o male - non si aspettavano.

Quello che resta identico è la sensazione di fine del mondo (bomba atomica o apocalisse che sia) che accompagna certe situazioni, e la difficoltà di fare una sceltà già di per sé estrema trovandosi a dover sconvolgere - oltre alla nostra - anche la vita di chi ci sta intorno.

Che consigli dare a Niccolò, o a chi si trova in una situazione simile? Io ammetto di non saper bene che cosa dire. Credo perché sono forse troppo invischiato in un contesto analogo, o forse perché ci sarebbero tante di quelle cose da sottolineare che non riesco proprio a fare un discorso che non parta per la tangente.

Insomma, mi limito a un paio di considerazioni: intanto quel discorso di sbagliare o meno, da parte nostra o della nostra famiglia, non è del tutto corretto. Anche potendo tornare indietro, 20 anni fa non penso che mi sarei trovato bene in una facoltà come Medicina (per il semplice fatto che non studiavo abbastanza). Quello che voglio dire è che se anche a qualcuno pare uno sbaglio o un cambio di rotta, forse quello che ho fatto era semplicemente un percorso mio personale, e le cose non potevano andare altrimenti.

Aggiuno che oggi, a 3 anni di distanza da quel giorno del cazzo, io sono una persona più soddisfatta e felice. Non so nemmeno immaginare che idiozia sarebbe stata restare a fare le pratiche di prevenzione incendi a vita, o a stampare carte per gli isolamenti termici. Io ho fatto benissimo a iscrivermi a Medicina, e di questo i miei se ne rendono conto e alla fine - anche se c'è voluto un po' - questa cosa l'hanno accettata e la vivono con più serenità.

Quello che auguro a Niccolò, è che accada lo stesso anche per lui e per il suo "babbo".

Simone

12/04/11

Smettere di scrivere.

Qualche giorno fa mi è arrivata la lettera di un editore.

Era in una busta dall'aspetto tutto sommato normale, col mio indirizzo stampato su un etichetta. Dentro c'era un solo foglio, ma su una carta spessa, di quelle che devi ordinare e farti stampare e penso pagare pure un bel po' di soldi.

In alto un logo a colori, il mio nome scritto addirittura a mano (e io c'ho pure il nome lungo!) e poi un rifiuto generico: l'opera non risulta in linea col piano editoriale, e allora crepi.

Non si fa menzione del titolo, e io a questo punto manco mi ricordo che romanzo gli ho mandato: saranno i gatti? Sarà Primo Mazzini? Oppure è ancora Mozart di Atlantide che gira, gira, gira da anni dentro gli uffici e sulle scrivanie degli editori italiani, e che ogni tanto rispunta fuori da qualche secchio della spazzatura troppo pieno? Non ne ho la minima idea.

E insomma, è da un po' di giorni che ho questa lettera in ufficio, e ogni tanto me la guardo e me la riguardo. La sollevo verso la finestra, e in controluce, attraverso 5 millimetri di foglio, si legge la marca della stamperia. Mica male, no? E voglio dire, in un settore dove il 90% delle persone nemmeno ti rispondono o ti mandano direttamente a quel paese (che era meglio che non rispondevano, mi sa) è anche una cosa che un po' ti consola: cioè, una lettera di rifiuto con delle parti addirittura scritte a mano, e stampata su una bella carta: che soddisfazione!

E se devo essere sincero, io non credo che si possa smettere di scrivere e basta. Non è che fino a un certo punto scrivi 10 pagine al giorno, e poi dal giorno dopo più niente. È una cosa che avviene piano piano: prima hai 100 amici scrittori e aggiorni il blog due volte al giorno e vai alle presentazioni de libri e praticamente non parli d'altro. Poi dei 100 amici te ne restano 10, poi 5, e con quei 5 invece che di libri parli di cose più interessanti. Il blog lo aggiorni quando capita, e alle presentazioni dei libri arrivi di proposito in ritardo solo per scroccare il rinfresco.

Scrivere ti gratifica sempre meno, ti serve sempre meno, ti interessa sempre meno. E a un certo punto ti accorgi che sono due anni che non tiri fuori un libro, e che non è stata una scelta consapevole: hai semplicemente trovato altre cose più piacevoli con le quali riempire le giornate.

Ma ripeto che è un processo lento, ed è impossibile dire: ieri scrivevo, e oggi non scrivo più. Io però un paletto vorrei metterlo, perché sarò fissato ma mi serve tenere sotto controllo quello che faccio e quelli che sono i miei progetti. Anche solo per capire meglio chi sono, e a che cosa punto.

E questa bella lettera mi pare ideale. Forse è il gesto più carino che mi fanno da anni, o da sempre, nel mondo dell'editoria. Rispetto a certe cose che mi sono toccate, direi che è stato gratificante, riceverla.

Potrei farla incorniciare, e appenderla al muro. Tra la laurea vecchia e quella nuova (quando arriverà), insieme alle foto che ho stampato 10 anni fa e al diplomino della Croce Rossa. Sarebbe un bel ricordo di quando facevo lo scrittore e ho scritto 200 mila romanzi, ma che poi però erano brutti e nessuno se li filava, e allora piano piano mi sono rotto le palle e alla fine ho lasciato perdere.

Così se qualcuno mi chiede se sono laureato gli dico: certo, guarda un po' lì sul muro! Se voglio far vedere qualche foto ce l'ho già belle che pronte, e se uno invece mi domanda se è vero che scrivo, gli indico direttamente la lettera e gli faccio: no no, io no. Non sia mai! Forse sarà successo qualche volta, in passato, quando ero giovane... ma ormai, ve lo assicuro, ho smesso.

Simone

07/04/11

Università dopo i 30 anni: la Primavera, la cardiologia e la medicina interna.

Il secondo semestre del terzo anno è ormai in fase inoltrata, e mi pare il momento di fare un breve riassunto di come stanno andando le cose con la seconda laurea.

I corsi che sto seguendo sono "Metodologia medico scientifica di base n°VI: Semeiotica e Statistica Medica" (abbreviata: Metodologia) e "Patologia integrata 1: non ho nemmeno capito come si chiama" che invece si abbrevia con Cardio/Pneumo.

Già l'idea di abbinare la semeiotica con la statistica potrebbe lasciare perplessi i più razionali di voi (io non sono troppo razionale, ma sono perplesso uguale). Il bello è che in aggiunta ai corsi di Metodologia e Cardio/Pneumo (che a giugno/luglio avranno i corrispettivi esami) abbiamo fatto tre settimane di lezioni con materie che - non chiedetemi il motivo - poi riprenderemo al quinto anno. Inoltre ci sono lezioni di Farmacologia che verrano suddivise in qualcosa come 17 esoneri un po' scritti e un po' orali. Poi lezioni di Anatomia Patologica che verrà invece mescolata con le varie Patologie dei prossimi anni, e il tutto da studiare su libri separati, slide o semplici appunti.

Insomma, la confusione regna suprema e sono in pochi (se ci sono) gli studenti bravi e preparati al punto da aver capito PER LO MENO che cosa studiare per quale materia da dare in chissà quale data. E io non sono assolutamente uno di quelli.

Parallelamente ai corsi, sono ripresi anche i tirocini... che io non chiamerei tirocini veri ma più delle esperienze in reparto. Per ora ci fanno vedere Elettrocardiogrammi a riposo o sotto sforzo, coronarografie (dal monitor, fuori dalla sala operatoria) e insomma cose correlate alla Cardiologia, mentre tra un po' ci faranno vedere altre cose correlate invece alla Pneumologia (ricordate che l'esame è Cardio/Pneumo).

Tutti questi tirocini mi interessano molto, anche se in pratica fanno tutto i dottori (quelli veri) mentre noi ci limitiamo a guardare o a rispondere a qualche domanda. Per assurdo facevo molte più cose dopo 3 settimane in Croce Rossa che dopo 3 anni a Medicina... ma almeno sull'Elettrocardiogramma inizio a capirci qualcosina, mentre per le cose più complicate spero che ci sarà tempo più avanti.

Oltre ai tirocini, abbiamo iniziato a fare i cosiddetti internati elettivi. In sintesi si tratta di fare domanda (un foglio di carta) a un reparto, rompere le scatole a qualche professore fino a convincerlo per sfinimento e andare lì un totale di 25 ore. Visto poi che il tirocinio dello scorso semestre mi era piaciuto molto, per ora ho fatto domanda in un reparto di Medicina Interna.

Ora si tratta solo di trovare il tempo per andare in reparto oltre alle lezioni, all'ufficio e tutto il resto. Probabilmente farò qualche taglio alle frequenze di Cardio, e ancora più probabilmente - cosa più drammatica di una tremenda ecatombe - mi ritroverò al Policlinico anche di Sabato mattina.

Io il Sabato mattina in genere ho sonno. E visto che spesso durante il fine settimana ho anche la Croce Rossa inizio a domandarmi chi cavolo me l'ha fatto fare. Però, insomma... vado al reparto di Medicina Interna, con le infermiere, i dottori, i malati veri e tutto il resto. Non è male, no?

Cioè: se ci penso, era proprio quello che avevo in mente iscrivendomi a Medicina. Pensavo - speravo, sarebbe il caso di dire - di andare in un reparto, in pronto-soccorso o in ambulanza, nell'ottica di imparare qualcosa, con un obiettivo concreto. Le lezioni noiose, la burocrazia universitaria, la stanchezza, il sonno perenne e anche le alzatacce il fine settimana le avevo prese in conto, e alla fine sta solo accadendo quello che avevo programmato.

Tirando qualche somma, è vero che Medicina è lunga, mi mancano un miliardo di esami e non sto nemmeno a metà del percorso. Però mi pare anche un po' di avercela fatta.

Simone

05/04/11

Segnalazione: Roma in fiamme - di Franco Forte.

Il romanzo

Esce il 29 marzo, per Mondadori, il romanzo “Roma in fiamme - Nerone, principe di splendore e perdizione” di Franco Forte (della serie “La storia di Roma”, Omnibus Mondadori), un libro di straordinaria profondità che affronta i quattordici anni di imperium di Nerone direttamente dal punto di vista dell’imperatore, dandone un ritratto inedito e sconvolgente. Franco Forte reinterpreta la storiografia classica alla luce degli studi più recenti, che vedono in Nerone, anziché un pazzo sanguinario, un innovatore di costumi e una sorta di precursore della politica-spettacolo, restituendoci con uno sguardo nuovo, e con la vividezza dei migliori romanzi storici, la figura dell’imperatore che si credeva il dio Apollo e incantava le folle con la sua arte di citaredo e cantante. E, sullo sfondo, dipinge fin nei dettagli più minuti una Roma imperiale animata da pulsioni, passioni, intrighi, che contraddistinguono il periodo dal 54 al 68 d.C. come la crescita più contraddittoria, ma anche più spettacolare, nella storia dell’Urbe.

La mostra a Roma

Per celebrare degnamente uno dei più controversi imperatori della storia di Roma, dal 12 aprile e fino al 18 settembre 2011, la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, in collaborazione con Electa, ha in programma una grande esposizione sulla figura dell’ultimo imperatore giulio-claudio, con la quale si intende rivisitare la figura di Nerone, fortemente penalizzata ai suoi tempi dalla propaganda dell’aristocrazia, e valorizzare le novità riguardanti due aspetti del regno: l’incendio, che distrusse buona parte della città nel 64 d.C., e la conseguente politica di ricostruzione avviata dall’imperatore a Roma dal 64 al 68 d.C. L’esposizione si svolgerà nell’area archeologica centrale di Roma, in più spazi antichi, creando così un rapporto diretto con i luoghi in cui lo stesso Nerone visse e intervenne sia prima sia dopo l’incendio. Lo scopo è offrire una nuova lettura dell’ambiziosa attività edilizia dell’imperatore, illustrata anche dalle recenti scoperte condotte negli edifici neroniani nell’area del Palatino e dalla presentazione al grande pubblico degli importanti scavi della valle del Colosseo che hanno permesso di ricostruire nel dettaglio l’incendio. La mostra sarà accompagnata da un esame più ampio della figura di Nerone, attraverso i suoi rapporti familiari, la propaganda del tempo e la fortuna che ha reso così “famigerato” il nome dell’imperatore fino a oggi.

La mostra si terrà dal 12 aprile al 18 settembre 2011 nell’area espositiva al II ordine del Colosseo, nella Curia Iulia e nel Tempio di Romolo al Foro romano, nel Criptoportico neroniano sul Palatino e comprenderà un percorso di visita nei luoghi neroniani dell’area archeologica centrale di Roma.

Informazioni tecniche sulla mostra

Orari: dalle 8.30-17.30 a un’ora prima del tramonto.

Ingresso: intero €12,00; ridotto € 7,50 (lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano)

Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma

Gabriella Gatto

press.electamusei@mondadori.it

Ufficio stampa Mondadori Libri

Chiara Giorcelli

chiara.giorcelli@mondadori.it

Ufficio stampa Franco Forte

Nuova Comunicazione srl

nuova.comunicazione@yahoo.it

03/04/11

Qualche segnalazione.

Aggiorno senza dire gran che, ma giusto per far "sparire" il pesce d'Aprile (mi sa che non ci siete cascati in molti) dell'altro giorno.

Vi segnalo insomma 2-3 cosette che mi hanno interessato o coinvolto in questi giorni:

Intanto una recensione di Io scrivo su Scrittura Informa, un sito dedicato alla scrittura e, ehm, alle recensioni di cose scritte. Tutto sommato il giudizio non mi pare troppo positivo... o forse non ci ho semplicemente capito una mazza io. Chi lo sa? Magari la prossima laurea mi servirebbe in lettere... ^^

Sempre su Scrittura Informa trovate anche la recensione del gatto che cadde dal sole, ma questa è di qualche annetto fa.

Come seconda cosa, vi linko un gioco in Flash che mi è parso molto interessante. Si tratta di The dream machine, un'avventura grafica fatta con i pupazzi di pongo e quelle robe lì, che si può giocare gratuitamente online.

Ancora, sono iniziate le pre-vendite del libro 365 racconti horror per un anno, una raccolta di (credo) 365 autori e racconti a tema (credo) horror alla quale ho partecipato pure io. Credo. Il racconto purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista potete leggerlo solo nel libro (stavolta niente di riciclato o già presente sul blog) che uscirà in libreria a Maggio, mentre per il momento lo trovate qui.

Infine vi ricordo che su Autori per il Giappone trovate anche un mio raccontino, che a me è piaciuto tanto anche se non ha né capo e né coda come le storie degli autori impegnati. Lo potete leggere andando direttamente seguendo questo indirizzo.

Poi dovrei dirvi qualcosa di nuovo anche su Medicina e quella storia di tornare all'università... ma magari la prossima volta ^^.

Simone

01/04/11

Era tutta una balla!

Ok, lo ammetto: non e' vero che ho fatto tutti gli esami. In realtà ne ho dati solo un paio, e a questo punto stavo pensando di mollare e iscrivermi a un corso di economia domestica.

Non sono nemmeno ingegnere: ho un diploma preso 5 anni in 1 e poi ho fatto solo lavori saltuari come gelataio a domicilio o vendendo enciclopedie sulla spiaggia.

Pure i libri non sono i miei, e' roba che ho trovato su emule alla quale ho messo una copertina col mio nome... e a vedere la qualità mi sa che ho pure scelto male.

Scusate, mi era presa così. ^^

Simone