30/01/12

Medicina a trent'anni: quarto anno, secondo quadrimestre. Esami vecchi, nuovi, e una foto di gruppo.

Da un paio di settimane è iniziato il secondo pezzo di questo quarto anno di università.

C'è un piccolo corso di Igiene e sanità pubblica, qualche lezione di Inglese, e di più corposo c'è un esame che riunisce Ematologia, Reumatologia (io non sapevo nemmeno che esistesse una specializzazione del genere) e Immunologia Clinica.

Per recuperare dalla sfiga dell'ultima sessione di esami ho deciso che preparerò quest'ultimo esame studiandolo in contemporanea alle lezioni e ai tirocini. Poi un paio di settimane prima dell'appello riprenderò Gastroenterologia, e speriamo che questa volta vada un po' meglio delle volte passate (dove se ricorderete mi hanno ripetutamente segato).

Ho deciso in sintesi di mettere da parte Urologia (uno degli esami arretrati) fino a data da destinarsi, e di concentrarmi sulle cose nuove senza però mollare del tutto la materia che avevo già preparato. Così almeno non starò lì a ripetere ancora una volta sempre e solo le stesse cose, e con un po' di fortuna potrei riuscire a recuperare parte degli esami che si sono accumulati durante il primo quadrimestre di quest'anno accademico.

Riguardo a Gastroenterologia, come già detto mi darò un paio di settimane per ripeterla (oltre ai 2 mesi e mezzo circa che ci ho già buttato sopra) ma non conto di concentrarmici troppo. L'idea è di non togliere troppo tempo a tutto il resto, perché rischio di impantanarmi sempre di più e di perdere un anno per preparare un esame solo. Così facendo invece rischierò di doverlo ripetere ancora, e alla fine il voto non sarà dei migliori, ma questo ormai lo considero un esame "andato a puttane" e sinceramente mi interessa solo di levarmelo dai piedi senza permettergli di rovinarmi la vita.

Tra l'altro da un punto di vista medico e clinico mi sembra di aver compreso abbastanza bene la materia e di sapere anche come indirizzare un eventuale paziente, e in reparto con gli specializzandi mi ero trovato benissimo... ma come dico sempre tra la pratica e gli scritti a risposta multipla c'è una bella differenza, per lo meno per come la vedo io.

Per quanto riguarda i tirocini obbligatori, questo quadrimestre abbiamo poca roba. Pensavo però di frequentare qualche reparto come al solito per conto mio, ma sono indeciso se provare qualcosa di nuovo (ci sarebbe posto a Immunologia Clinica) oppure se tornare a Medicina Interna o da qualche altra parte.

E mi rendo conto proprio ora di non avervi più detto nulla sulle due settimane in cui ho frequentato Gastroenterologia, che come dicevo tempo fa sono state molto interessanti. Per cui diciamo che prometto di parlare a breve delle mie esperienze in ospedale - sia passate che future - che penso troviate molto più interessanti di queste chiacchiere su esami e lezioni che vi faccio ogni tanto.

Ma gli esami e le lezioni sono - ahinoi - la parte più corposa della preparazione universitaria... per cui insomma: vi chiedo scusa, ma alla fine ogni tanto ci toccano pure questi post un po' noiosi.

Per farmi perdonare, vi ho messo una foto di gruppo con una (ridotta) parte dei miei colleghi di corso. Io sono quello a sinistra che sembra il professore o uno troppo fuori corso. E per la foto mi sono messo in prima fila... ma giuro che di solito sto seduto negli ultimi banchi, così il professore pure se mi vede che faccio casino non mi riconosce.



O almeno, una volta, il motivo era quello.

Simone

24/01/12

Il mio test di ammissione alla facoltà di Medicina.

Il test di ammissione a Medicina è stata una grandissima rottura di palle.

Quando l'ho fatto io, constava di 80 domande a risposta multipla (le nefaste crocette che segneranno il cammino di ogni futuro dottore) su materie come Biologia, Chimica, Fisica, Matematica, Logica e Cultura Generale.

Se a una domanda rispondevi giusto ti davano un punto in più. Se rispondevi sbagliato era invece un quarto di punto in meno, e a conti fatti conveniva di più non rispondere proprio piuttosto che tirare a indovinare.

Sempre nell'anno in cui l'ho fatto io, nella mia università si entrava con 41 punti su 80. Non tantissimo (in alcuni atenei si entra anche con più di 50!) ma se finivi tra gli ultimi 125 classificati ti spedivano a frequentare in una sede talmente lontana che anche uno di Roma poteva provare l'ebrezza di studiare fuori sede.

Se posso dare qualche consiglio, all'atto pratico dello svolgimento del test le domande di Biologia si trasformano in quiz sulla comprensione di testi. La Chimica si basa sul ricordare a memoria l'elettronegatività dei vari elementi o le loro posizioni nella tavola periodica. Per Matematica si intende in realtà Statistica e calcolo delle probabilità mentre le domande di Fisica sono talmente astruse che - tante volte - non sapevo cosa rispondere nemmeno io che sono ingegnere. La Fisica del test, insomma, è l'unica materia che rimane uguale alla Fisica vera mentre tutte le altre sono delle interpretazioni a mio parere un po' particolari.

Per essere ammessi, conviene allora studiare specificatamente per il test e non preparare le singole materie senza sapere cosa vi aspetterà il giorno della prova. Io l'ho fatto comprando tutti i libri dedicati esistenti al mondo, facendomi pure un corso estivo e svolgendo regolarmente i test degli anni passati dall'inizio alla fine (non fate solo le materie che vi piacciono a voi, che poi il giorno della prova sulle altre andrete malissimo) per rendermi conto di quanto prendevo e di come stavo messo.

E devo ammettere che quella dell'ammissione è stata un'estate particolarmente orribile. Il giorno del test, però, è stato divertente. Cioè: per me che lo vivevo in prima persona ha fatto schifo. Ma se fosse stata una puntata dei Simpson o un film tipo Fantozzi si iscrive a Medicina, a vederlo da fuori non sarebbe stato niente male.

Intanto avevo l'influenza intestinale. Praticamente ho fatto appena in tempo a vomitare nel bagno del Pronto Soccorso del Policlinico, perché subito dopo mi hanno chiamato e sono entrato nell'aula. Per evitare il rischio di imbrogli, poi, eravamo divisi per fasce d'età: gli studenti nati nell'89 erano sparpagliati in una quindicina di aule per tutta l'università. Gli studenti dell'88 stavano divisi in altre 5-6 aule. Poi quelli dell'87, '86 e così via fino a esaurimento dei candidati.

E io stavo nell'ultimissima aula, quella con i candidati vecchi: quelli che non si sa perché c'hanno ancora voglia di iscriversi all'università, quelli che facevano il biologo da 20 anni ma ora basta perché volevano fare il medico. Infermieri che i dottori non sanno fare una minchia ma però vogliono diventarne uno. Altri ingegneri sfigati, pensionati che quella mattina non avevano di meglio da fare e più di qualcuno che si sarà iscritto pensando che - avendo lo stesso cognome - lo avrebbero fatto sedere accanto a figli e nipoti vari ai quali avrebbe furbescamente suggerito le risposte, ma invece no: dividevano per anno d'età, pijatelanderculo.

Durante la prova, la mia paura maggiore era che non mi lasciassero andare in bagno se mi sentivo di nuovo male: tante volte ai concorsi puoi uscire solo dopo un certo tempo, e se la commisione decideva che il test andava fatto senza alzarsi ero fregato. Ma io di sicuro non avrei lasciato che qualche virus stronzo mi fregasse l'iscrizione a Medicina: ho puntato un secchio della spazzatura che stava in un angolo, e mi sono detto "male che vada, vado a vomitare lì dentro". Voglio dire: come sperare in una situazione migliore nella quale sostenere un esame?

Alla fine per fortuna il secchio non è servito, ma la parte di Logica e Cultura Generale è andata malissimo: c'erano tutte domande su roba del Liceo che ai tempi miei nemmeno esisteva, tipo le poesie di Benigni sull'Inferno o un romanzo su due tizi che si stanno per sposare ma poi viene la peste e muoiono tutti. "Chi ha scritto va' dove ti porta il cuore?" è una delle poche cose che mi ricordavo, ma credo che a causa di questa formidabile nozione più di qualche neodiplomato abbia dovuto cambiare carriera.

Biologia invece è andata alla grande. Chimica abbastanza bene, e per Matematica e Fisica me la sono cavata. In totale mi pare di aver raggranellato 51 punti, e credo di essere arrivato 160esimo su 4000 candidati. Ma l'importante, ovviamente, è che sono entrato.

Se posso uscirmene con qualche inutile opinione assolutamente personale, credo che il test di ammissione non dovrebbe esistere. Certo, con tutte le richieste che ci sono, ora come ora non sarebbe possibile nemmeno abolirlo. Eppure io a suo tempo mi sono iscritto a Ingegneria senza dover svolgere alcun test, e gli ingegneri erano comunque una delle professioni più ricercate e nessuno si è mai lamentato - fino a una decina di anni fa - che ce ne fossero troppi.

Credo inoltre che una selezione basata su domande a crocette non premi in maniera giusta le capacità di ogni individuo, e che uno studio puramente mnemonico selezioni persone dotate di un dato tipo di intelligenza, mortificando però altre doti che risultano invece sottovalutate.

L'ultimo consiglio che posso darvi, se in ogni caso vi toccherà sostenere questo test, è di non lasciarvi angustiare più del dovuto: se studiate sul serio è molto probabile che riuscirete a entrare, perché in fondo non è così insormontabile. E se anche dovesse andar male, provate nuovamente l'anno successivo e non prendetevela più di tanto: alla fine, come in tutte le cose, ci vuole anche un po' di fortuna.

Simone

19/01/12

Università dopo i 30 anni: una riflessione tra Ingegneria e Medicina.

Il fatto che l'ultima sessione di esami non sia andata proprio brillantemente, alla fine è stato un po' come una specie di passaggio al Pit-Stop: ho sfasciato una gomma, mi sono dovuto fermare un attimo e - per forza di cose - mentre i meccanici facevano il loro lavoro ho avuto un minimo di tempo per riflettere.

Ammetto che l'esempio è stato terribile, ma non mi viene proprio nulla di meglio. In ogni caso, in questi giorni ho realizzato che ormai qualcosina - in ambito medico - inizio a saperla. Non dico che potrei fare cose per conto mio, o che sappia riconoscere questa o quell'altra patologia. Non ho l'esperienza per fare diagnosi, non so dare un farmaco o fare un prelievo venoso o nemmeno mettere i punti.

Insomma sono lontano da potermi chiamare dottore (per non dire che non so fare proprio una mazza). Però, se mi guardo intorno, quanta gente c'è che ne sa più di me? Cioè: se andassi a un convegno a presentare una ricerca, o se lavorassi in una società farmaceutica, come mi vedrebbero le persone che avrei di fronte? Gli esami di base li ho dati tutti, insieme anche a qualcosa di più specifico per questa o quell'altra specializzazione. Alla fine, se mi presentassi come ingegnere che conosce anche un po' di medicina (ammetto che esperto mi suona davvero troppo pretenzioso come termine) chi avrebbe mai qualcosa da ridire?

In questi quattro anni, ho avuto professori che erano biologi, chimici, matematici... ho incontrato anche qualche inegnere: pochissimi (uno o due) ma comunque c'erano. Tutte persone che avevano inserito in qualche modo la loro professionalità all'interno del settore medico, e che erano entrati a far parte del gruppo dei miei docenti.

Nessuno di loro si è posto il problema di prendersi altre lauree, o di fare medicina (inteso come professionista abilitato) piuttosto che limitarsi a insegnarla. Quello era il loro ruolo, e gli sarà sembrato sufficiente.

La domanda che mi faccio, la riflessione del titolo del post, è: sono ancora a metà strada, oppure potrei pensare di essere già arrivato a qualcosa anche io? Sto seguendo un percorso che non mi ha ancora dato nulla, o magari un risultato l'ho già raggiunto?

Quello che credo di aver capito, anche nella maniera confusa con cui lo sto raccontando a voi, è che io voglio finire questa facoltà, e voglio diventare un dottore.

Il dubbio che mi rimane, è se quello che conosco e che sono adesso può già avere un ruolo, una professionalità e un'utiltà da qualche parte. Se posso insomma permettermi di sentirmi già arrivato a qualcosa, o se sono semplicemente uno studente come tanti altri.

E ancora - e questa è difficile - mi resta da capire cosa saprò fare, potrò fare o dovrò fare veramente, una volta che questo percorso sarà terminato.

Simone

13/01/12

Da Scienze Politiche all'Africa... e poi Medicina: una scelta impossibile?


Riporto questo messaggio che Azzurra mi ha lasciato qualche giorno fa:

Simone! Bellissimo il tuo blog, soprattutto per il seguito che mi rincuora... a meno che non si tratti di follia collettiva. :)

No, evidentemente neanche io sono pazza, e questa è la buona notizia.

La cattiva, anzi le cattive, sono che per una studentessa di Scienze Politiche il test è una missione impossibile, e che quindi forse non riuscirò mai a studiare quello che da due anni mi gira in testa.

Anche per me, tutto è nato dal volontariato sulle ambulanze, che ho iniziato dopo un viaggio in Africa, da cui sono tornata cambiata e che mi piacerebbe potesse anche cambiarmi di più.

Ho sempre pensato che chi sceglieva medicina o voleva far soldi - i più - o aveva la vocazione. E io non ce l'avevo.

Non sapevo cosa mi piaceva quando avevo 19 anni, viaggiavo molto e basta. Alla fine del liceo linguistico fui indecisa tra Medicina e Giornalismo, e poi scelsi il secondo: non avevo la vocazione, appunto.

Mi occupavo della vendita di materiale ospedaliero nell'azienda di famiglia, creata da mio papà ex studente di medicina - oggi imprenditore soddisfatto - e mi barcamenavo, come faccio tutt'ora a 29 anni, tra i mille mestieri dell'informazione.

Poi sono partita per l'Africa, un giro tra Burkina Faso e Mali.

Un mese tra villaggi, un mese di tramonti incredibili e cieli stellati i più stellati mai visti nella mia vita. Di mani da stringere, di sorrisi dolci, di lezioni indimenticabili.

Una volta tornati a casa, il vuoto. E poi la vocazione. Mi sarei iscritta immediatamente se non ci fossero stati test d'ingresso.

Ho iniziato a studiare per il test (le mie materie deboli sono la matematica e la fisica!) di nascosto a tutti, e a fare volontariato in ambulanza. Poi è arrivato settembre, ma al test non mi sono segnata. Ho pensato: che sto facendo, non lo supererò mai. Questa cosa mi passerà.

E invece, un anno esatto dopo il mio viaggio, sono ancora qui con i libri dei test in mano a pensare a cosa fare. A pensare che è impossibile.

Leggervi mi rincuora. Per questo, grazie.

Azzurra

11/01/12

Università dopo i 30 anni: la sessione invernale è terminata. Malissimo.

Mi avevano detto, 4 anni fa, che nel riprendere gli studi universitari avrei passato dei momenti piuttosto difficili.

Ecco, mi sa che questo è uno di quei momenti: oggi ho ripetuto l'esame di gastro/endocrino, ma per la seconda volta non ho superato lo scritto e sono stato impietosamente segato.

Ora non è che io non sia abituato a ripetere gli esami (a Ingegneria è capitato di fare un esame anche 4 volte) o che me la prenda particolarmente se una prova va male. Soltanto non dico di essere stato preparatissimo, ma di ritrovarmi così senza aver combinato niente dopo aver passato le feste a studiare non è proprio una sensazione bellissima.

Ancora, i prossimi appelli saranno soltanto a Marzo, e avendo 2 esami da recuperare finirà per accatastarsi tutto quanto e non so più tanto che pesci pigliare. Incaponirmi sempre sullo stesso esame credo serva a poco: potrei finire con l'essere bocciato di nuovo (visto che evidentemente non è proprio la materia per me) e peggiorare ancora di più le cose. Se invece mollo questo esame per prepararne un altro rischio di perdere parte del lavoro già fatto e di ritrovarmi, più avanti, a dover ristudiare cose che avrò già dimenticato.

Bo', è un momento un po' deprimente. Mi scoccia pure pensare che in reparto mi trovo benissimo, ma che per assurdo andare in reparto è stato controproducente (visto che ovviamente studiavo di meno) e mi conviene magari tagliare un po' con la parte pratica per dedicarmi semplicemente agli esami.

E vabbe', non è che ci sia molto da dire. Volevo solo sfogarmi un attimo (del resto il blog serve anche a questo) e cercare di scaricarmi un po' prima di rimettere mano ai libri e allo studio.

Lunedì ricominciano i corsi, e in questi 3-4 giorni vedrò di decidere come organizzarmi per i prossimi due mesi. Speriamo solo di riuscire a recuperare qualcosa, perché se continua così anche per i prossimi appelli inizio a vederla piuttosto male...

Ma facciamo le corna, e speriamo di no.

Simone

10/01/12

Nuovo brano: All You Can bEat - Icarus. Live@Emergenza


L'altra sera, invece di studiare, ho suonato dal vivo a una specie di competizione per band emergenti, qui a Roma.

Alla fine abbiamo perso, ma ho rimediato un video dell'ultimo brano... che si vede malissimo ma incredibilmente si sente benino. Io sono quello piccolino sullo sfondo che si sbraccia per suonare la batteria.


Questi qui nella foto, invece, siamo noi del gruppo tutti contenti alla fine del concerto.

Buon ascolto!

Simone

09/01/12

Segnalazione romanzo: Il segno dell'untore, di Franco Forte.

Dopo aver fatto l'ingegnere, e prima (un bel po' tanto prima) di fare l'aspirante dottore, ai bei tempi insomma in cui non facevo una minchia, ero anche uno scrittore (quasi) affermato.

E in mezzo ai tanti scrittori che mi è capitato di incontrare nel corso della mia carriera (una delle tre), mi è capitato di conoscere Franco Forte: autore, editor, editore, curatore e altre professioni editoriali della Delos Books.

Con Franco e con la Delos ricorderete che - a suo tempo - ho pubblicato Io scrivo, il libro che raccoglieva le mie esperienze di scrittore emergente dell'epoca appunto pre-universitaria. Se non ve lo ricordate anche meglio, così magari potreste comprarlo di nuovo andando qui.

E dopo aver ricomprato e riletto il mio libro, se avete ancora voglia di leggere qualcosa nel corso della vostra vita (la possibilità che ve l'abbia fatta passare è piuttosto concreta) potreste valutare l'idea di leggere anche l'ultimo libro che Franco sta pubblicando proprio in questi giorni:

Il segno dell’untore
di Franco Forte
Collana Omnibus Mondadori
Pagine 358
Prezzo: 15 euro

Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L’aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque.
In questo scenario spettrale il notaio criminale Niccolò Taverna viene chiamato a risolvere due casi: un furto sacrilego in Duomo e un brutale omicidio. Chi ha assassinato il Commissario Inquisitoriale Bernardino da Savona? E perché? E chi ha rubato il candelabro di Benvenuto Cellini dal Duomo?

05/01/12

Seconda laurea in medicina: anno nuovo, studio vecchio... e troppa, troppa gastroenterologia.

Poche novità sul fronte universitario, visto che sto studiando ancora per lo stesso esame (Gastro ed Endocrino) che stavo studiando l'anno scorso.

Se vi ricordate (penso di avervelo detto, no?) a Dicembre mi hanno segato allo scritto, e ora andrò a ritentare il prossimo 11 Gennaio. Manca meno di una settimana, e io è dallo scorso appello che leggo e rileggo dalla mattina alla sera ma ancora mi sembra di stare indietrissimo su troppe cose.

Sarà che sono rimbambito io, ma su certi argomenti pure se li ho letti 4 volte mi pare di non sapere nulla come se non avessi manco comprato il libro. E stavolta lo scritto penso di superarlo, ma se all'orale becco qualcuno dei professori un po' più rompipalle... uhm, la vedo male.

Il fatto è che è un esame con troppa roba messa in un unico minestrone, e non sono l'unico che si è trovato a perdere un appello o ad arrancare solo per superare lo scritto. La cosa che un po' mi lascia amareggiato è che non credo che di fronte a tanto impegno che ci mettiamo si vedano poi degli effettivi risultati: è solo un esame particolarmente difficile perché nessuno si è posto il problema di semplificarci un po' la vita, ma poi non è che una volta superato l'esame saprò più cose o sarò più bravo di chissà chi.

Per come la vedo io, una persona molto brava a memorizzare libri e mettere crocette nella vita sarà (innegabilmente) una persona molto brava a mettere crocette e a memorizzare libri. Però, insomma, la realtà è un'altra cosa e magari alle volte ci vorrebbero meno crocette, meno pagine da sapere a memoria e solo un po' più di senso pratico... ma questo, ovviamernte, secondo me.

Il problema vero è che sto inziando a fare mente locale sull'idea che l'esame possa andare male di nuovo. Alla fine studio da quando è iniziato il corso, ma rischio di ritrovarmi alla fine della sessione senza aver dato nemmeno un esame, e questo sarebbe davvero un bel guaio.

Ma insomma, nell'ipotesi nefastissima di dover dare 'sta cavolo di Gastro/Endocrino pure a Marzo (visto che a Febbraio non ci sono appelli, perché se no la gente dà gli esami) vorrà dire che mollerò qualcosa per Settembre e cercherò di recuperare ripassando un po' a tempo perso questa materia mentre ne preparo un'altra.

Però così insomma inizierebbe a diventare un bel casino, per cui speriamo di prendere un qualsiasi voto che sia un voto sopra al 17 e di levarmi finalmente di torno questa mostruosa rottura di palle.

Tolto lo studio, in queste settimane ho anche frequentato il reparto di gastroenterologia clinica, nell'idea di rivedere qualcosa per l'esame e di imparare magari anche qualcosa di pratico. Dal punto di vista delle conoscenze richieste per l'esame, il reparto è stato oltre l'inutile (cosa che del resto era prevedibile). Per tutto quanto il resto, però, è andata sinceramente meglio di ogni verosimile aspettativa che potessi avere.

Vabbe', ora non vorrei metterci troppo entusiasmo: diciamo che il reparto m'è piaciuto, e ho visto e - addirittura - fatto un sacco di cose interessanti. Per cui, insomma, adesso ho pure qualcosa di un po' più ospedaliero da raccontarvi per non stare qui sempre a piagnucolare di corsi ed esami.

Ma ora ho già scritto troppo, è l'una passata e l'esame si avvicina rapidamente... per cui mi spiace lasciarvi in sospeso o addirittura deludervi, ma per le mie ultime avventure ospedaliere vi rimando ai prossimi post.

Simone