Profitti dei banner sul mio blog (in 10 mila anni). |
Poi però nella società in cui lavora decidono di massimizzare il profitto, e trasferiscono il mio amico e 150 suoi colleghi da Roma a Milano. Così, perché poi magari qualcuno a vivere a Milano non vuole andarci e si licenzia, con sommo gaudio degli investitori stranieri che non devono più mantenere tutti questi morti di fame di dipendenti italiani che pretendono di avere casa e famiglia.
E così, in questa vita appena messa a lucido, ecco che escono fuori sei ore di macchina per andare a lavoro e sei per tornare a Roma, due volte a settimana. Il treno costa troppo, ma dividendo la benzina con i colleghi diventa tutto più fattibile.
Per stare a Milano ci vuole una casa, e a 40 anni suonati uno si ritrova a vivere in appartamenti condivisi, come quando era studente di 20.
Le ferie se ne vanno per tornare a casa e stare un po' più col bambino, e in mezzo alla settimana la mamma - dopo il suo, di lavoro - se il ragazzino piange la notte si alza e se lo culla da sola, che il papà sta lontano.
L'altro giorno invece vado in banca, a pagare delle tasse. C'è una fila della Madonna: un solo sportello funzionante su due filiali aperte nel mio quartiere. Hanno licenziato tutti gli interinali e i lavoratori a tempo, e al posto loro hanno messo delle macchinette dove puoi versare contanti e assegni, ma ogni tanto si inceppano e quelli che lavorano lì se vai a chiedergli aiuto ti trattano pure male.
Poi il pomeriggio è proprio chiusa, nel senso che puoi entrare a usare il bancomat ma nessuno ti si fila. Una volta avevo un assegno urgente da versare e ho chiesto al direttore se per favore poteva fare un'eccezione e aiutarmi, e lui ha detto: no. Dei tuoi soldi non ci interessa, e dei tuoi problemi non ce ne frega un cazzo.
E adesso insomma alla cassa è rimasto solo un impiegato, e i clienti se li fa tutti lui: dalle 8 alle 13, e se non finisce in tempo lavora fino alle 14 ma lo straordinario non glielo pagano. L'ultima volta l'ho visto che era stanco. Dimagrito. Dice che quando va in pensione della sua banca non vuole più sentirne parlare, e metterà i soldi da qualche altra parte... anche se a detta sua sono tutte uguali.
Ok, devo continuare? Perché posso parlarvi del mio amico che lavorava 4 ore in più al giorno, mai retribuite, per poi farsi spedire in mezzo al deserto senza che lo rivedesse mai più nessuno. Ma quanti ne volete? E quanti ne conoscerete anche voi?
E parliamo allora delle cose in grande, quelle che vediamo tutti i giorni: chiudiamo lo stabilimento qui per aprirlo lì. Così voi che abitate "qui" ve la prendete nel culo, e invece quelli che stanno "lì" possiamo sfruttarli fino alla morte, che tanto dove vivono loro non ci sono leggi che li proteggono.
Alle volte mi sembra di vivere in una variazione della classica storia di fantascienza trita e ritrita: qualcosa di costruito dall'uomo gli si rivolta contro, e l'umanità sta per estinguersi. Ma i nemici che ci hanno sconfitto non sono i robot, non sono i virus mortali e nemmeno gli zombi o i mostri mutanti creati in laboratorio. Il nemico più grande è dentro di noi, dicono sempre le storie più banali e scontate che vi vengono in mente, ma pure qui - quasi quasi - ci siamo.
Il mostro che ci sta annientando non è che una nostra macchina, un nostro costrutto, una cosa che pensavamo di controllare ma che a un certo punto ci si è rivoltata contro, e ci sta facendo a pezzi. La rete che abbiamo costruito, le strutture sociali per mezzo delle quali interagiamo, ci stanno mangiando vivi.
Le multinazionali, le catene di supermercati, i centri commerciali. I videogiochi, Internet, il cinema, i libri, l'intrattenimento in generale. Lo sport, la musica, le automobili, la benzina... anche l'atteggiamento stesso che abbiamo quando affrontiamo ogni minimo aspetto della nostra esistenza funziona nella stessa identica maniera, sulla base di un unico concetto ripetuto all'infinito:
"Dare di meno, per ottenere di più. Dimostrare un continuo miglioramento. Crescere, evolversi. E - più di ogni altra cosa - massimizzare il profitto".
Che poi il liberismo sta bene pure a me. Fino a un certo punto funziona: dà libertà di ricercare e investire verso progetti utili. Consente uno sfruttamento sensato delle risorse. Non è poi così sbagliato, come concetto.
Solo che questa cosa di portarlo all'estremo, di distruggere ogni paese, sacrificare ogni dipendente e spremere fino all'osso ogni compratore è evidentemente sbagliata. È ovvio, è palese, è sotto gli occhi di tutti.
Io non posso comprarmi tutto nuovo ogni 1 o due anni, è una cazzata. Un accessorio per cellulari dal valore di 1 Euro non può costarne 70. Ogni singolo abitante del globo non può possedere una macchina, e cambiarla ogni 5 anni.
Questa cosa del comprare e buttare, dell'intrattenersi, del mangiare porcate mentre guardi un film su un televisore che costa come il PIL di un paese africano è una grandissima figata... ma c'è qualcosa con un sapore assolutamente sgradevole quando ogni anno esce una nuova tecnologia e quella vecchia non era compatibile e allora ricompriamo tutto da capo mentre dei nostri soldi - a chi quelle cose le ha effettivamente costruite - non arriva che l'infinitesima parte.
Una società non deve massimizzare il profitto, è una stronzata.
Una qualsiasi attvità di impresa deve piuttosto massimizzare il benessere delle persone che partecipano all'impresa suddetta. Che tracciando tutto in larga scala vuol dire che gli esseri umani devono lavorare per far star bene l'umanità intera, non per rincoglionirsi di stronzate e mandare mezzo mondo a chiedere l'elemosina sotto ai ponti... nei posti fortunati dove i ponti ci stanno.
Massimizzare il benessere delle persone.
Io la vedo così: facciamo una legge, un cavillo, un filtro, un altro di quegli indici di borsa coi nomi del cazzo che tanto non capisce nessuno, un articolo della costituzione, un referendum, un codice deontologico, una licenza Creative Commons, un editto, un opuscolo, una pubblicazione, un comandamento religioso... un accidenti di qualcosa insomma - chiamatelo come vi pare - che cambi quella stupida regoletta del liberismo scritta dentro il DNA delle nostre creazioni da "massimizza il profitto" a "massimizza il benessere".
Io non lo so come si fa. Mi dispiace. Io di politica, legge, economia, statistica e rapporti internazionali non ho mai capito un cazzo. Io sono solo un mezzo medico mezzo ingegnere, o una cosa del genere, e di tutto il resto del mondo non so nulla.
Ma - davvero - voi che sapete le cose e ne siete capaci. Vi prego: fatelo.
Costringeteci a smettere di massimizzare il profitto.
Simone