Platone convince Aristotele a cambiare facoltà. |
Confesso che alle volte mi pare di non essere troppo convinto nemmeno io delle risposte che do alle singole persone: in fondo ognuno di noi è molto diverso, e i consigli che mi sembrano buoni per qualcuno potrebbero tranquillamente rivelarsi pessimi per qualcun altro.
Vorrei però mettere giù qualche punto fisso. Qualcosa che in sostanza si ripete spesso nelle esperienze di chi mi scrive o che mi conosce, e che mi trovo spesso a sottolineare e a ripetere.
Non che questo post voglia essere una risposta generica e universale a tutti, ci mancherebbe... ma insomma, mi piace l'idea di provare a metter giù qualche "paletto", qualche consiglio di base per chi vuole riprendere o modificare i propri studi, che poi magari potrei semplicemente cambiare o rivedere in futuro.
Insomma non prendete niente come oro colato, ma è solo così: per riflettere un po'.
Ha senso iniziare un percorso di studi a X anni?
Secondo me, in linea di principio, mettersi a studiare è sempre una cosa buona e positiva. Poi ci sono modi e modi per studiare, e non tutti - sempre ovviamente nella mia personale opinione - sono analoghi e altrettanto costruttivi.
Se X è un numero piccolo (tipo 20-25) e il percorso di studi porta a possibilità lavorative o di realizzazione personale nuove, non vedo sinceramente che problema ci sia. Più l'età sale e più le cose si fanno complicate, ma alla fine studiare materie utili o che ci realizzano non porta aspetti di per sé negativi, a nessuna età.
Quando però si inizia a studiare, si devono fare comunque dei sacrifici: economici (perché comunque il tempo di studio è tempo non passato a lavorare) di impegno, di libertà, di possibilità di fare altro come per esempio occuparsi della propria famiglia e della vita privata.
Insomma se X inizia a crescere oltre i 30 anni e avete tutta una serie di problemi, difficoltà, bisogni o semplici altri interessi che vengono prima, magari dello studio potreste anche fare a meno. Dovete - ovviamete - deciderlo voi.
Serve prendere una seconda laurea?
A parte che io non posso saperlo (ne ho ancora una soltanto) ci sono 2 tipi di seconde lauree, secondo me:
- La laurea che completa un percorso di studi già fatto o determinate competenze (da un tipo di ingegneria a un'altro, o da un diploma a una laurea attinente, per fare un paio di esempi): qui sicuramente saprete già come sfruttare il nuovo titolo, ed essendo inseriti in un ambiente già favorevole non avrete credo difficoltà a sapere voi per primi come comportarvi. Insomma, un vantaggio molto probabile.
- La laurea "diversa", su argomenti che non avete mai affrontato. Tipo da ingegneria a medicina, tanto per dire la prima cosa che mi è venuta in mente: qui unire le due professioni è molto più difficile, e la seconda laurea ha senso se la vostra idea è quella di abbandonare una strada per percorrerne una differente oppure se avete le idee chiarissime su cosa vorreste fare dopo. Il vantaggio dovete deciderlo voi: quanto vi interessa cambiare, e occuparvi di cose nuove? La scelta è tutta vostra.
Voglio iniziare una seconda laurea dopo questa che sto ancora prendendo. Faccio bene?
Ecco, questa posizione molto ma molto diffusa (forse la percentuale maggiore di lettere che ricevo parla di situazioni come questa) è anche quella che mi mette più in difficoltà.
Io vi direi che "non lo so" se intanto la prima laurea non volete sfruttarla. Cioè va bene finire quello che si è iniziato, ma fare progetti così a lungo termine e studiare tanti anni per cose che non ci interessano davvero... ma a che serve? Ok potreste aver bisogno della prima laurea per lavorare, ma qui le cose si complicano all'infnito: quanto vi serve quel lavoro? No, perché se vi serve davvero davvero tanto, forse la seconda laurea non potreste proprio nemmeno permettervela.
Io vi direi di "non mi pare una buona idea" se per la prima laurea state già arrancando. Se ci mettete 10 anni a fare Ingegneria, che ne durerebbe 5, forse altri 10 anni subito dopo per una laurea in chissà cos'altro andrebbero valutati attentamente. Cioè, magari lo studio non vi piace nemmeno e vi state solo distruggendo la vita sui libri quando ci sono troppe altre cose che vi piacerebbe maggiormente fare al mondo... ci avete pensato?
Io vi direi infine "vai alla grande!" se i due percorsi di studi vi prendono entrambi allo stesso modo e hanno una parvenza di possibilità di poter essere "uniti" in un lavoro futuro che li sfrutti entrambi. Ma certo seguire due passioni e portarle a termine entrambe non è da tutti... per cui in bocca al lupo!
Io vorrei provarci... ma se poi le cose vanno male?
Quando si comincia un percorso lungo come una laurea, ci sono da considerare un'infinità di fattori: prima di tutti quello economico. Poi il tempo. Poi l'età. Poi la difficoltà degli esami. Poi se la nostra determinazione ci porterà fino alla fine, o se si esaurirà a metà strada.
Ma - c'è un ma che vi renderà tutti felici - cosa cazzo ve ne frega?
Se è solo provarci il problema, a provarci non succede niente. Come dico un po' a tutti quelli che mi sembrano un po' troppo preoccupati, non è che se non passi il test muori. Non è che se non diventi medico/ingegnere/marmista è come se ti investissero con la macchina e la tua vita finisce lì.
Provarci e fare una scelta e vedere dove questa ci porta è la cosa più naturale del mondo. Basta ovviamente non fare passi troppo grandi (tipo vendervi la casa per pagare le tasse universitarie :) ma se questo non è il vostro caso, dove sta il problema?
Cioè la paura non è davvero di non passare il test, di non riuscire, di fare una brutta impressione con quei deficienti dei professori o di doversi rassegnare a dire "vabbe', almeno c'ho provato". Io ho spesso l'impressione che la vera paura - tante volte - sia più quella di riuscirci davvero. Di trovarsi in un posto nuovo, con persone nuove e una routine di vita completamente sovvertita.
La paura che avete - secondo me - potrebbe essere proprio quella di avere successo, e di cambiare la vostra vita o per lo meno di provarci per poi rendervi conto che era meglio prima o che è meglio dopo e che le vostre certezze sono comunque da mettere in discussione.
E io credo che la paura del cambiamento sia normale, nonché assolutamente condivisibile. Ma se mi dite "voglio davvero fare questa cosa, ma ho paura di non riuscirci... per cui non ci provo nemmeno" che senso ha? Secondo me non è il non riuscire che vi spaventa, ma è proprio il cambiamento a tenervi ancorati al vostro passato. Nel mio caso, per lo meno, era proprio così.
Simone