Foto di gruppo il primo giorno di lezione. |
Iniziate le lezioni, gli studenti - come me - "anziani" erano circa un 10%. Su 100 e passa iscritti al mio canale, cioè, ho contato almeno una decina di neo-studenti-aspiranti-dottori che avevano dai 25-30 anni in su. Una cifra tutto sommato alta, e un numero di persone abbastanza vasto da poter fare anche un minimo di gruppo e sentirsi meno estranei a un ambiente generalmente dedicato a chi di anni ne ha al massimo una ventina.
E insomma, devo ammettere che al primo anno di Medicina questa compagnia e queste altre persone che parevano essere - nei limiti del possibile - come me, mi hanno un bel po' incoraggiato. Mi è capitato di pensare che in quello che facevo non ci fosse poi molto di strano, e che lo studio passata una certa età fosse semplicemente un qualcosa che a una ragionevole percentuale di persone capita di intraprendere a un certo punto della vita.
Che poi è proprio così, visto che ve l'ho appena detto. Un 10% degli studenti - ma anche molti di più se parliamo di lauree più brevi - hanno più di 25-30 anni. E non c'è assolutamente nulla di cui stupirsi visto che la vita si è allungata, gli obiettivi delle persone non sono più quelli di una volta, può capitare di dover rimandare a dopo tante cose che si vorrebbero fare prima, e insomma eccetera eccetera per i più svariati motivi che magari io non li conosco ma comunque ci saranno.
E i primissimi tempi, con i miei colleghi "anziani" facevo un po' gruppetto. Se c'era qualche problema a seguire qualcuno ti aiutava, se servivano gli appunti qualcuno te li dava, e insomma sembrava quasi un ritorno all'università ma in una maniera un po' parallela a quella degli studenti "normali", fatta da persone più mature e che nella vita avevano anche altri impegni e altre occupazioni.
Ma - e ora iniziano i ma - questa sorta di equilibrio vetero-universitario è durato poco. Pochino. Poco pochino pochissimo, direi. Purtroppo.
Tra tutte le persone che si ri-iscrivono all'università, la sensazione che ho avuto è che una buona fetta di loro abbandonino dopo la prima sessione di esami. Cioè: uno si crede che iscrivendosi a Medicina la sua vita migliorerà e sarà tutto figo e sarà una cosa stupenda. Poi va a fare gli esami di Medicina, si rende conto che invece la sua vita è diventata veramente un po' una merda, e lascia perdere.
E insomma già al secondo semestre qualcuno non s'è più visto, e al secondo anno eravamo rimasti meno della metà. Durante il terzo anno qualcun altro si è un po' trascinato iniziando ad accumulare esami su esami arretrati, al quarto eravamo in due e adesso - al quinto - sono rimasto da solo. Unico vecchietto rincartapecorito in un mondo di studenti ormai un pochino meno giovanissimi di prima, visto che a Medicina c'è pure chi che - per arrivare al quinto - di anni ce ne ha messi anche 10.
Non che tutti i miei vecchi compagni di studi abbiano mollato: direi che un 30% buono sta ancora seguendo il suo progetto della seconda laurea, ma che essendo rimasti indietro con gli esami sono tornati a iscriversi a qualche anno precedente. Per cui direi - sulla base della mia misera statistica personale - che su 10 studenti anziani ce ne sta uno (io) che va più o meno bene, anche se magari gli altri studenti agli esami prendono solo dal 30 e lode in su mentre a lui lo bocciano pure. Altri tre vanno avanti con calma, ma non mollano, mentre 6 lasciano perdere dopo un periodo generalmente breve.
Lo stesso vale per le persone che ho conosciuto in rete: su una decina di blog di studenti "anziani" che seguivo, si contano sulla punta delle dita quelli che ancora scrivono regolarmente. Che poi abbandonare il blog non significa abbandonare gli studi, ma certo non è che lasci proprio presagire nel migliore dei modi se - dopo tanti progetti e presupposti raccontati per le reti mondiali - da un giorno all'altro sparisci e non scrivi mai più niente, mai più mai.
Per cui, tirando un po' le somme, a metà di questo quinto e (speriamo) penultimo anno mi sento un po' soletto. Più che qualcuno da cui prendere esempio mi sento una specie di caso a parte, e mi sembra anche giusto farlo presente a chi legge questo blog: io ho la fortuna di partire forse da un'altra laurea un po' impegnativa, per cui sapevo già dall'inizio che a Medicina mi aspettavano 6 anni d'inferno e che di romantico, nello studio, non avrei trovato proprio veramente un qatso. Io ho la fortuna di una famiglia che mi appoggia e di un lavoro che ho potuto ridurre al minimo senza quasi conseguenze... a parte buttare al cesso la professione da ingegnere, e smettere per sempre di fare lo scrittore. Ma vabbe': quest'ultima cosa, potremmo anche vederla come un vantaggio.
Io ho la particolare situazione (che non si può chiamare fortuna né sfortuna) di non avere persone che dipendono da me, e di poter scegliere per me stesso magari rinunciando al mio tempo e ad altri interessi, ma senza imporre le mie scelte a qualcuno che poi si troverebbe a pagarne le conseguenze.
Oltre a questo, penso di aver trovato che la mia motivazione iniziale (diventare un medico) si è sposata perfettamente con quello che ho incontrato nella realtà. Cioè, a me non piace studiare e non l'ho mai nascosto a nessuno. Però mi piace fare il dottore, andare in reparto, visitare le persone e dare consigli. E vedere che con lo studio sto realizzando quello che cercavo, è stato sicuramente un forte incentivo a non mollare.
E sarà anche che sono un tipo che non si fa particolari illusioni, ma non ho mai visto la professione medica come un chissà cosa di magico dalla quale poi sentirmi mortalmente deluso, come talvolta succede a qualcuno. Non penso che i dottori salvino la vita alla gggente, come sento spesso dire. Non ho il complesso di mettermi il camice per farmi vedere quanto sono figo col fonendoscopio al collo e l'espressione di quello che gli altri non capiscono un cazzo. E per il dopo laurea non mi sono mai sognato fin dal principio di entrare in chissà che specializzazione ambita, di diventare un chirurgo famoso o di scoprire la cura per qualche spaventosa malattia.
Io mi aspettavo quello che ho trovato, e anzi tutto sommato questa seconda laurea mi sta dando molto di più del preventivato, e non devo tanto stare a fare i conti con sorprese, rimpianti e pure e semplici delusioni.
Ancora, ho avuto il gran sedere di finire in un canale dove gli altri studenti (quelli giovani, dico) mi hanno incoraggiato e aiutato e trattato come uno di loro, rendendo più facile affrontare certe situazioni che da solo sarebbero state isormontabili. Se mi fossi ritrovato davvero a fare tutto da solo per materie come Farmacologia, o con nessuno che mi incoraggiava un po' alla quarta volta che davo gastro... be', forse alla fine era un po' un'altra storia.
Per gli altri studenti anziani, gli altri 9 su 10 del discorso di prima, evidentemente non è andata così e i tanti problemi e semplici necessità che una persona "grande" può avere alle volte devono necessariamente ricevere la priorità. Ma a chi inizia magari adesso e ha trovato queste righe voglio comunque dire di non terrorizzarsi e non preoccuparsi troppo: se avete voglia e desiderio e anche un po' di fortuna è facile che finiate nel gruppetto di quelli un po' più "lenti", ma che alla fine piano piano secondo me ce la faranno lo stesso. Magari con un po' più di pazienza e magari anche meglio se avete scelto una facoltà universitaria meno "lunga" di Medicina ma comunque - come dicevo - è probabile che arriverete anche voi alla fine.
E se invece farete parte di quel 60% che abbandona, io sono convinto che anche solo provarci potrebbe portarvi a capire che cosa volete davvero dalla vostra vita e quali sono le vostre priorità... anche se la risposta potrebbe non essere quella che, all'inizio, vi sareste aspettati.
Simone