04/01/13

Con una laurea in lettere non ci fai niente... ma Martina la vuole lo stesso.

Con una laurea in Lettere puoi lavorare all'estero.
In onoranza del post sulle parole chiave per le quali la gente del net ha trovato il tuo blog, ti dirò, era mia intenzione scrivere stanotte, terminare un racconto lungo/romanzo breve che ho in cantiere da alcune settimane, ma il cervello non collabborava quindi ho oziosamente digitato su google "blocco dello scrittore" e mi sono imbattuta del tuo blog da aspirante scrittore.

Ho iniziato a leggere alcuni post a caso, trascinata dall'entusiasmo della tua critica ai puntini di sospensione, una tematica che m'è sempre stata molto vicina.

Leggendo leggendo, sogghignando alle battute e tutto il resto, mi sono effettivamente iniziata a chiedere come facessi tu a sopravvivere, non pubblicando proprio come il tuo tanto citato Stephen King. Morale della favola mi sono reindirizzata al blog aggiornato, ho capito che stai alla tua seconda laurea in medicina ma lavori come ingegnere (e serve una laurea per quello) ma forse hai anche una laurea in letteratura (non so, non l'ho letto, ma ne ero stra-convinta), quindi lascio stare i numeri, ti battezzo come persona più eclettica che io abbia mai "conosciuto" e metto un punto a questa prolissa premessa pretenziosa.

In tema di parole chiave, il mio problema è la pretenziosità. Ho 19 anni e frequento il primo semestre di Arti e Scienze dello spettacolo, il dass, non il dams, ci tengo a precisare. Ora, evitando la lamentela sul fatto che quella facoltà è piena di gente strana e tendente a scrivere con le abbreviazioni, cosa che dovrebbe essere vietata per gli studenti di qualsiasi facoltà di qualsiasi università, ti porgo i miei dubbi.

Non so esattamente perché lo faccio, ma vedo che in molti ti scrivono, e in fondo è solo una mail e spero di non sembrare inopportuna o importunante (si potrà dire, importunante?). Ahn, e ti sto dando del tu, cosa che giuro non faccio mai praticamente con nessuno, ma visto che sto per tempestarti di drammi di vita, mi pareva giusto farti entrare nel ruolo di proto-confidente.

"Con una laurea in lettere non ci fai niente."

Con una laurea in lettere (cinema, poi!) non ci fai niente. Ehw, io lo so che non ci faccio niente, e ho pure tutte le pareti delle camera occupate e non ho dove appenderla, puta caso che la prendo veramente, quella laurea. È, però, essenzialmente, l'unica cosa che sento di essere in grado di fare. Perché non ci son cavoli, io quello so fare: guardare film e commentarli, leggere libri e parlarne, conoscere persone e ascoltare le loro storie, inventare persone e scrivere le loro storie. Queste sono le cose in cui mi "distinguo".

Un cliché ci narra che non importa essere i migliori in qualcosa, ma dare il meglio di noi in quel qualcosa che facciamo. Idiozie, penso io. Non puoi fare lo scrittore, qui, ora, se non sei il migliore. O insomma, molto, ma molto, ma molto e schifosamente bravo. O molto fortunato.

Quindi no, dico a mia madre, tranquilla mamma, non voglio PIU' fare la scrittrice, tranquilla mamma, te lo giuro.

E quindi cos'è che vuoi fare?

Oh, io voglio fare la giornalista. critica cinematografica (altro mestiere pieno di posti lavoro, ohohoh!)

Ogni volta che qualcuno mi chiede cosa voglio fare, ripeto questa frasetta. E quelli tutti "owh, ti ci vedo così tanto, dai, dai, che figo!"

Perché "Giornalista" suona molto più serio di "Scrittrice". E Scrittrice poi, di cosa. Le mie scritture non si propongono più alla pubblicazione ma al puro sfogo intellettuale da molto tempo. Non che non abbia idee, non che alcune idee in alcuni momenti di particolare e infondata fiducia in me stessa non mi sembrino addirittura buone, ma non credo di essere all'altezza, non credo di esserlo mai stata, nonostante quello che pensavo.

Abito in un paesino piiiiiccolo, abbastanza lontano dalla capitale per poterla spesso solo immaginare, ma non abbastanza lontano dalla capitale per potermici trasferire e non fare la pendolare esaurita.

Fatto sta che sono sempre stata la bambina prodigio, negli anni delle elementari e medie. L'unica che leggeva, l'unica che scriveva, l'unica che conosceva il significato di certe parole auliche tipo la parola aulico. L'unica che apprezzava la cultura in un contesto in cui ti ridevano in faccia se dicevi di aver letto un libro o di essere stata a teatro. Ma proprio grasse risate.

E io, di conseguenza, mi sono auto convinta che altro non potevo essere se non quella con il quid pluris. Ovviamente la realtà mi ha preso a mazzate in testa, quindi mi sono trovata all'ultimo anno di liceo come non-migliore, discretamente pigra nello studio, non-così-talentuosa ragazza qualunque. Con come unica sicurezza quella di non voler mai più vedere la matematica.

Il dramma di fondo, comunque, sarebbe più o meno: Se è veramente così inutile la laurea in lettere+aggiungere sottotitolo a caso, è obiettivamente lecito e non troppo traumatico scegliere qualcosa che non ci piace veramente pur di combinare qualcosa nella vita? Ho paura di rimanere bloccata. Bloccata da qualche parte in un limbo di laurea-non laurea, di lavoro-non lavoro.

Ho paura di essere decisamente pretenziosa nel voler veramente fare qualcosa di letteral-cinematografico in assenza di capacità vere e degne di nota. Ho paura della mediocrità e di pentirmi come un assassino tra 5, 6 anni, quando il mio vero lavoro sarà quello del cassiere di Mc Donald (niente contro i cassieri di mc donald, ma quando uno sogna di scrivere "cassiere di mc donald" suona malissimo), e la mia massima aspirazione quella di avere una promozione e diventare capo cassiere.

Ho, da qualche parte, grandi progetti per me. Ma è come se ogni volta che provassi a metterli in atto, o comunque, a costituire le strutture per far partire quei progetti, mi vedessi da grande con quei progetti oramai distrutti e già non-vissuti. E il problema è che non sono eclettica come te. È che se io non riesco a fare QUESTA COSA, non avrò mai la capacità di fare qualcos'altro, di fare economia, di fare ingegneria, di fare una di quelle cose che la gente ultimamente dice portino un po' più di lavoro.

Perché insomma, la vita non è il mio libro. Quando scrivo qualcosa di brutto non posso cancellarlo. Posso solo, appunto, scrivere al meglio quello che c'è ancora da scrivere. E io mi vedo tra qualche anno con questa immensa parentesi di pseudo scrittrice giornalista regista quel che ti pare andata in fumo e senza alcuna minima aspirazione migliore, aspirazione ALL'ALTEZZA.

Come funzionano queste cose? Come si fa a capire?

Sì. Forse sono stata leggermente logorroica. E retorica. Chiedo venia per questo, con la scusante che non dormo da veramente molte ore e domani, come molti, devo studiare per la sessione di gennaio/febbraio, e sono leggermente agitata (insomma, i primi esami universitari e tutto).

Arrivederci (:

(Almeno ho scritto qualcosa stasera, alla faccia del blocco dello scrittore.)

Martina

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Intanto complimenti per come scrivi in italiano a 19 anni.
La laurea in lettere è inutile? Non lo so, quello che so è che a fare il cassiere oggi ci si può finire pure con una laurea in economia (col dovuto rispetto per chi fa il cassiere, un lavoro dignitoso e di responsabilità).
Il mondo è grande e pieno di opportunità, anche per chi possiede una laurea in lettere e magari ha qualche talento da spendere. Buona fortuna.

Ilaria ha detto...

Ciao Martina (e ciao Simone),

Concordo con quanto scritto qui sopra.
Tutto sta nella buona volontà di ognuno; se Cinema ti piace, ci credi, se in facoltà ti senti a tuo agio, dove vorresti e dovresti essere, riuscirai sicuramente a ritagliarti un posto tutto per te in un domani quando entrerai nel mondo del lavoro. Non sarà facile, ma niente lo è.
E per quanto riguarda lo scrivere, qualsiasi cosa deciderai di fare, puoi benissimo coltivare questa tua passione in parallelo. Per diventare scrittori non serve una laurea. E non è necessariamente vero che "scrittore pubblicato" = "scrittore degno di questo nome", basta vedere i libri "spazzatura" che infestano le vetrine delle librerie. Sono sicura che sei molto più scrittrice tu che tanti "autricette" che vengono pubblicate solo perché "commerciabili".
Puoi sempre intraprendere la strada dell'autopubblicazione... insomma, non demordere MAI (si nota che coltiviamo lo stesso sogno?) ma intanto creati una "strada alternativa", una che ti dia una maggiore garanzia in termini economici (e che ti piaccia, e che sia affine alla scrittura magari). So che può sembrarti un ripiego ma non è così. L'importante è non fermarsi. E' vero che la vita non è come in un libro dove puoi cancellare qualche riga sbagliata, ma puoi comunque correggerla, in qualsiasi punto tu sia arrivata.
Detto questo, in bocca al lupo! :)
Sperando (perché no) di diventare colleghe un giorno!

Ilaria

Simone ha detto...

Grazie a tutti! Sì Martina scrive benissimo, per cui le "capacità" non penso le manchino. E' che come dico sempre manca un "substrato" reale in cui muoversi... che tradotto in Italiano vorrebbe dire che il mondo letterario fa schifo, e non basta essere bravi per ottenere qualcosa.

Detto questo con Martina ho già parlato in privato e vi ringrazio dei vostri interventi! :)

Simone

Manuela ha detto...

26 anni, laureata nei tempi (triennale in Lingue e Comunicazione, Specialistica in Letterature Moderne Comparate, master di II livello in Comunicazione Istituzionale): sono io. Il mio stato attuale? Inoccupata o sfruttata quasi gratis. Tra meno di un anno conseguirò il tesserino da giornalista pubblicista ma non credo che la mia situazione migliorerà. Sono scoraggiatissima e mi pento e mi dolgo di non essermi iscritta in una facoltà scientifica, visto che al liceo avevo gli stessi voti alti di Greco e Latino anche in Fisica e Matematica (pure più alti, talvolta). Ho scelto di seguire la passione per il giornalismo, ma il mercato del lavoro è quello che è e sono stata fregata in pieno. Ho anche fatto la primina -per cui sono uscita dal liceo a 18 anni- e ho letteralmente sprecato quest'anno di vantaggio facendo la scelta peggiore possibile. Tutto questo per dirti che spesso non bastano i sogni e, se fossi in te, visto che sei così giovane e ti stai ponendo dei problemi sul tuo futuro, penserei seriamente all'opportunità di cambiare strada. Fattelo dire da una che ha molto in comune con te: anche io ero quella sorta di bambina-prodigio additata da tutti come genietto, leggevo dall'età di 3 anni e tutto il resto. In bocca al lupo e un saluto a Simone e a tutti i suoi (numerosissimi) lettori!

Josh ha detto...

Poniti 2 domande: quanti paracadute hai?

Ti servirà quello finanziario. E ti servirà quello morale.

"Si vive una volta sola, studia quello che ti piace"

"Si vive una volta sola, studio quello che mi permetterà di non finire a girare gli hamburger al Mc"

A 19 anni, se la tua famiglia ha solide basi monetarie, se hai un'alternativa credibile ad un eventuale fallimento, se sei pronta a cambiare paese, se sei pronta a essere sottopagata, provaci. Segui l'idealista.

Tra 10 anni potresti essere cassiera al Mc. Basteranno i "almeno ci ho provato""ho fatto quello che mi piaceva""ho tentato di fare della mia passione il mio lavoro ma ho fallito" per farti accettare la condizione? No. Segui il realista.

A 19 anni l'università non è un passatempo. E' un percorso per assicurarsi un futuro dignitoso.

Ho una manciata di anni più di te, con i tuoi stessi dubbi, il tuo stesso odio per la matematica e per i realisti senza se e senza ma. E non posso più permettermi di fare scelte sbagliate.

Qualcuno ce la farà, otterrà soldi e prestigio dalla sua laurea in Letteratura Bulgara o Scienze dei Nightclub o Storia dei popoli mesopotamici. Qualcuno, l'eccezione che confermerà la regola.

Fossi in te (e fossi in me)cercherei un compromesso. Esiste sempre.

Studia qualcosa che non ti dispiaccia, che ti permetta di svegliarti al mattina senza dire "non ne posso più".

La situazione del nostro mezzopaese non permette di dormire sonni tranquilli neanche a Simone, che tra poco avrà in mano le 2 lauree migliori che si possano avere.

Quindi orientati su cosa cerca il mondo, non su cosa cerca questo mezzopaese popolato da mezzepersone.

Per la tua passione ci sarà spazio nei weekend, nelle serate dopo il lavoro, nelle vacanze. E se avrai talento potrai pure farci i soldi. La casa, il cibo e la benzina non le paghi con i sogni e le belle speranze. Fai una scelta realistica. A 19 anni puoi anche permetterti di sbagliare e ripartire da zero, ma non ignorare le esperienze di chi ci è già passato e pentito.

Io voglio rimettermi in gioco e tra qualche anno lasciare l'Italia. Posso dirti perchè? Perchè voglio lasciare nel disastro pensionistico quelli che si sono mangiati tutto e hanno lasciato a noi il conto da pagare.

Simone ha detto...

Alla fine noto un paio di commenti pro e un paio di commenti contro... che tutto sommato rispecchiano bene la situazione. Scegliere i sogni o affrontare la realtà? Alla fine anche io con Martina sono stato un po' pratico e forse pessimista... però sempre io tutto sommato sono quello che a 33 anni ha mollato tutto per iniziare una professione da zero.

Insomma forse una risposta giusta non c'è... magari Martina un giorno mi aggiornerà su cosa ha scelto e su come sono andate le cose :)

Simone

Dama Arwen ha detto...

@ Martina: Se in italia esistesse la meritocrazia, ti direi: "fregatene! studia quel che vuoi e che senti davvero".

In realtà ti incoraggio a farlo lo stesso, anche sapendo che avresti un futuro meno roseo.

Oppure, farei un'altra cosa folle… Andrei all'università senza iscrivermi, alla facoltà che ami tanto (l'università pubblica è aperta a tutti e gratuita, solo che se non paghi la retta non puoi dare gli esami e nessun titolo di studio ti verrà riconosciut) e intanto fai la cassiera da Mac Donald, ma intanto non avrai buttato via tempo, denaro per studiare qualcosa di cui non te ne frega nulla, ma avrai coltivato la passione che ami di più senza farla morire.
Soprattutto alla luce del fatto che:
- hai 19 anni e tutto i diritto/dovere di inseguire i tuoi sogni
- molti laureati cmq non trovano lavoro o non lo trovano inerente a ciò che han studiato, ergo non vedo perché regalare tanti soldi allo Stato inutlimente.

Ovviamente la mia risposta è mezza provocatoria, ma magari ti può essere utile!

@Simone: è una delle mail più belle che hai ricevuto, se non ripassa di qua, fai avere le nostre risposte a Martina!!

Anonimo ha detto...

Da quello che hai scritto, e da come lo hai scritto, mi sembri una delle tante. Chi ti dice che una laurea in Lettere serva a darti la patente di scrittice o giornalista? Chi ti dice che di scrittura devi sopravvivere? I più grandi scrittori e pittori del passato non hanno frequentato alcuna accademia e per lo più sono morti poveri, hanno alternato la sfortuna a lavori pessimi e goduto della celebrità solo postuma. Eppure senza le loro opere l'arte non sarebbe ciò che è ora. Il punto di partenza nella vita non può essere l'idea di far diventare il proprio hobby un lavoro o immaginare come sarebbe se non andasse. Il punto di partenza è muoversi.
Inizia a far gavetta sul campo, presso case editrici e giornali (parlare di blocco dello scrittore a 19 anni è atroce). Metti su carta i tuoi racconti. Studia nel tempo libero: otio. Ti sconsiglio, infine, di intraprendere facoltà scientifiche, come tu stessa sostieni non è ciò per cui sei tagliata, e i rimpianti sarebbero troppi.
P.S. meno parole e più fatti. Hai davanti la vita e devi iniziare a far concretamente qualcosa: le Università- al pari del pensiero comune- non ti salveranno. Cerca di aprire la mente perchè la letteratura è una missione, non un lavoro da programmare a tavolino.

Anonimo ha detto...

Consiglierei a tutti di leggere il libro di Lorenzo Paoli "le palle che ci raccontano sul mondo del lavoro", dato che lo conosco personalmente, ho potuto constatare che nella propria vita ha fatto ciò che desiderava e il libro è una sferzata di ottimismo e praticità. Adattissimo a questi tempi bui dove imperano i disfattisti. La laurea in lettere per carità non fa dormire sonni tranquilli per quanto riguarda il lavoro, ma credete che le altre invece facciano miracoli? Contano moltissimo le capacità individuali, stiamo diventando come la società americana, tenendoci però i residui dell'Italia medievale. I miei 2 cents
Ylenia
ps. laureata Scuola Interpreti e Traduttori(ottima laurea, ma anche lì contano le capacità individuali per emergere), iscritta ad una seconda laurea in Psicologia a 35 anni. I desideri non invecchiano quasi mai come canta Battiato.

Francesca ha detto...

Ciao Simone. Ho deciso che proverò medicina quest'anno, a 23 anni. Ti avevo scritto qualche mese fa via email. Ho appena accettato l'idea dentro di me di provare il test, prima cercavo di nascondere il tarlo in tutti i modi. Ora che ho deciso che voglio iniziare quest'avventura mi assale il panico per le materie: con una formazione umanistica non mi ci vedo a studiare fisica e chimica, mentre con biologia e matematica credo di potermela cavare. Ma come medico mi ci vedo eccome;) Sei una fonte d'ispirazione, complimenti! Francesca

Simone ha detto...

Dama: l'ho avvisata, se vorrà rispondere lo farà comunque sono convinto che ha letto tutti i commenti.

Anonimo: infatti per scrivere non serve la laurea. Per fare altre cose nel "settore" non lo so.

Ylenia: è vero che tutti i percorsi lavorativi ormai sono difficili, e bisogna scegliere quello che ci piace. Ma ci sono difficoltà e difficoltà, e certi settori tipo l'editoria sono davvero morti e trovare una professione lì dentro è un po' più complicato.

Dici bene però sul seguire i desideri... io alla fine ho fatto così.

Francesca: grazie! Guarda matematica e fisica sono proprio 4 cose e poi non le vedrai mai più. La chimica è un po' un casino al primo e secondo anno (soprattutto per Biochimica) ma pure quella di colpo verrà abbandonata e non ti servirà mai più a niente. Insomma devi reggere qualche esame e poi passa tutto! :)

Simone

Anonimo ha detto...

mi sento "orribilmente" citato in causa, visto che quello che ha fatto lettere ed ora è iscritto a medicina sono proprio io. Purtroppo per cause di forza maggiore, fra le quali esami imminenti, mi risulterà difficile leggere tutti i commenti.
Tuttavia se c'è qualcuno che può forse parlare con cognizione di causa di questo argomento sono io.
Prima cosa da puntualizzare, io non mi sono iscritto a medicina perché disoccupato. Un lavoro lo avevo ed era anche in un settore dove la mia laurea aveva forse qualche senso. Al contrario ho preso questa strada dopo lunga meditazione e svariati avvenimenti che mi hanno influenzato molto e dei quali non voglio parlare in questa sede.
Sicuramente se avessi voluto l'impiego "sicuro" avrei scelto un'altra facoltà, anche più breve e se vogliamo meno impegnativa.
Fatta questa doverosa precisazione posso entrare nel merito, per fare cinema in Italia non ci vuole una laurea, come per fare il pittore non c'è mai voluta una laurea o un corso. Il campo artistico non è come quello scientifico, non si possono mescolare le due cose. C'è gente laureata in medicina che ha fatto cinema, vedi Dino Risi, e gente che ha fatto tutt'altro. I sogni sono belle cose e vanno inseguiti, ma non pretendiamo troppo dalle istituzioni. Un titolo come quello del Dass non è riconosciuto in nessuna sede se non per i concorsi statali. Nessuna produzione, televisione, teatro o altro luogo avrà interesse nel tuo titolo e questo è un dato di fatto che io posso firmare e controfirmare per esperienza diretta. Non voglio "smontare" i sogni di nessuno ma questa purtroppo è la dura verità.

Andrea

Simone ha detto...

Andrea: infatti per fare l'artista o il creativo i titoli di studio non servono... anche se secondo me servirebbe uno studio "formativo" su tecniche di scrittura, mestieri editoriali, lavoro giornalistico... non tanto per farsi assumere dopo ma semplicemente per saper lavorare come si deve. Non sono sicuro che esistano percorsi di studio del genere, però.

Simone

Anonimo ha detto...

Che in generale la cultura sia un elemento imprescindibile per ogni mestiere non ci piove.
Sul giornalismo c'è un problema non da poco, l'avvento di internet ha polverizzato redazioni intere, soprattutto piccole redazioni locali che erano i luoghi dove un aspirante giornalista poteva muovere i primi passi. Poi ricordiamo che siamo in italia e i figli dei giornalisti fanno i giornalisti ecc ecc. Purtroppo e dico purtroppo il mio non è pessimismo.
Andrea

Unknown ha detto...

Salve a tutti, sono Martina.
In questi giorni non sono stata al pc e non ho potuto leggere le vostre - esaustive - risposte.

So benissimo che per scrivere non serve una laurea, ho scritto fin'ora e di laurea neanche l'ombra, ho vinto dei concorsi, sono stata per gli anni del liceo capo redattrice del giornalino scolastico, e via discorrendo. Mi sono sempre messa in gioco per ciò che amavo, e non volevo essere spocchiosa nel dire "blocco dello scrittore". Semplicemente, volevo finire di scrivere un racconto e m'ero bloccata, non trovavo il concetto giusto per andare avanti, ma ho risolto.

Ora.

Forse posso sembrare una delle tante, come probabilmente sono, ma non per questo mi posso crogiolare nell'idea di non - riuscire. L'idea del Dass è nata come supporto per un'ipotetica carriera giornalista, perché avere una cultura storica del cinema potrebbe sicuramente aiutare una buona critica cinematografica. O semplicemente, mi aiuterà ad avere un'ottima visione di insieme.
Inoltre, per continuare ad avere supporto finanziario dai miei, ho dovuto iscrivermi "a forza", questa anno, subito, ad una facoltà, non m'è stato dato il benificio del dubbio, di un anno sabbatico speso a lavorare, guadagnare, e mettermi in chiaro le idee, e mi sono "buttata" in ciò che m'era più vicino. I dubbi che ho reso noti a Simone , e indirettamente a tutti voi, sono, come dire.. necessari. Necessari perché io dubito che esista o sia mai esistito un 19enne sicuro al 100% della sua scelta senza alcuna riserva o timore per il futuro.
in italia non c'è meritocrazia, e l'arte in generale, secondo il pensiero comune, dovrebbe essere riservata allo spirito d'esistenza stesso, in pratica. mi piace dipingere, fotografare, scrivere, comporre musica: ma si sa, non c'è futuro in questo campo, non siamo nel rinascimento, quindi vai a fare giurisprudenza, così, per stare più tranquilla, e continua a dipingere fotografare scrivere comporre nei weekend. Obiettivamente, ai tempi d'oggi, dove vai vai, la sicurezza di un buon lavoro non la hai da nessuna parte, ammenoché tu non sia raccomandato. Tecnicamente uno dovrebbe darsi alla ristorazione, dicono alcuni, la gente non si stancherà mai di mangiare bene: mia madre aveva un ristorante e ha dovuto mollare, per la crisi, dopo 15 anni di attività tutta tirata avanti da sola. Per dirne una.

Sono tempi molto bui, per tutti quelli a cui non dice molto culo o che non sono raccomandati.
Ovunque volgo lo sguardo vedo gente licenziata, con salari ridotti, che deve lasciare attività (avete notato quanti cartelli VENDESI ci sono in giro?)che fatica ad arrivare a fine mese, che non può più andare in vacanza con la famiglia perché non ci sono soldi e bisogna risparmiare. Gente che fa lavori onesti, di tutti i generi.

Io non lo so che cosa farò tra 10 anni, ma spero di poterlo fare nel modo più dignitoso possibile. Perché ho il sentore che, se mi arrendessi ora e andassi a fare qualcosa perché "è meglio così", rimarrei sempre con la domanda in testa "ma se avessi continuato..?" Poi magari tra 10 anni lavoro da McDonald eh. E mi roderà profondamente per questo, ovviamente. Mi dirò che era meglio mandare romanzi ad editori invece che studiare per un esame bastardo, mi dirò che potevo mandare romanzi ad editori e nel frattempo studiare economia e avere diciamo un 30% di possibilità in più di lavorare. Che poi alla fine, fare un lavoro che non ti piace se pur discretamente retribuito, e fare un lavoro mediocre, è più o meno la stessa cosa.

Unknown ha detto...


Io spero che mi dica culo.
Mi spiace che a molti di voi non lo abbia detto, ecco.
Ma credo, eh, credo, che a qualcuno sia pur capitato di campare di qualcosa che gli piaceva.

E come l'Anonimo Andrea ha detto in fondo, sul fatto che "la cultura si trova alla base di ogni mestiere, e su di questo non ci piove".
E qualunque cosa succeda io sarò sempre una persona di cultura, per il semplice fatto che, ammenoché non mi appassisce il cervello, l'amerò per sempre.

Ogni volta che mi vengono tutti quei dubbi di cui ho scritto sopra, mi dispero per alcuni giorni.
Poi mi fermo e prendo fiato, e mi rendo conto che per quante cose brutte finisco con il pensare, io ci VOGLIO CREDERE. E magari sbaglierò, ma tutti sbagliano, diamine, sarà pure un cliché, ma è vero, tutti voi avete sbagliato, e certo, a nessuno fa piacere fare sbagli che ti portano via ANNI. Ma fa parte del percorso formativo della persona, credo. E se eviterò lo "sbaglio" di prendermi sta laurea al dass, farò lo sbaglio di incastrarmi in una facoltà che mi porterà via la sanità mentale, o qualcosa di simile.

Anonimo ha detto...

Da circa 20 minuti sto tentando di ordinare le idee e cercare il modo giusto di mettere in fila almeno tre parole di senso compiuto. Che sia la riprova della mia inettitudine alla scrittura? Probabilmente sì. Comunque non so il motivo che mi sta spingendo a postare qui,sinceramente non sopporto i blog,ma è difficile non simpatizzare per Simone. Sarà che ne invidio la forza di volontà,la determinazione che a me sono sempre mancate(immagino di essere il 300esimo utente a sottolinearlo).
Ho qualche anno in più di Martina e stavo pensando di tentare il test di medicina a Settembre,anche se non comprendo ancora le ragioni di questa mia decisione;forse per un generico desiderio di rivalsa,o magari un'infatuazione momentanea,per ora poco importa,saranno le mie stesse azioni a darmi la risposta.
Nella mia vita ho preso solo decisioni sbagliate,o meglio,ho spesso e volentieri deciso di non scegliere,per poi ritrovarmi nell'attuale situazione di apparente immobilismo. Motivo per cui,dopo premesse così incoraggianti,non posso far altro che ammettere la mia impossibilità ad aggiungere un qualsiasi tipo di consiglio prezioso. Posso solo dire che dalla mia ammiro,ma soprattutto invidio,le persone che come Martina hanno un sogno e tentano di perseguirlo. Lo so,sono frasi banali dette centinaia di volte,ma sarebbe davvero stupido non cercare di realizzarsi partendo dalla propria passione. Per i compromessi c'è sempre tempo,o comunque sarà la vita stessa a imporceli. Per ora invece credo che per i giovani(stiamo parlando di una ragazza sotto i 20),sia necessario,e anzi doveroso,essere idealisti. Alla fine,con molta probabilità, la maggior parte di noi finisce per essere insoddisfatta della piega che ha preso la propria vita,quindi se anche c'è una infinitesimale possibilità di riuscire a realizzarsi,perchè non provare? Mal che vada il risultato sarà il medesimo,che tanto non scegliendo,o optando per la pragmaticità,si finisce per vivere in una realtà piatta,cullandosi in sogni di grandezza alternati a pessimistici pronosticismi.

Vabbè potrei continuare a scrivere del nulla per ore senza dare un minimo contributo al post,meglio fermarsi qui.
P.S.:quanto cazz sono retorico

H.

Simone ha detto...

H: sì dici bene, è giusto che un "giovane" provi così come però è giusto che un "meno giovane" metta in chiaro le cose e dia qualche consiglio basandosi magari sulle proprie esperienze anche negative. Poi certo io al posto di Martina ho scelto sempre il percorso "idealista", ma anche potendomelo permettere per fortuna mia e non tanto per chissà quali doti e capacità reali o presunte che siano.

In effetti non ti ho capito molto... però se pensi che un tuo problema sia questo "immobilismo" - come lo chiami tu - magari provare un po' a sbloccarti e a fare qualche passo un po' più impegnativo non sarà così difficile. Tanto puoi iscriverti a medicina e smettere di andarci dal secondo giorno di lezione, se a un certo punto ci ripensi. Cioè non è tutta 'sta scelta irreversibile :)

Simone

Anonimo ha detto...

Con una laurea in lettere diventi professore. Cosa comporta? Che se lo studente non ha un diploma, non può frequentare l'università né diventare dottore o ingegnere. Quindi un laureato in lettere ha questa grande responsabilità: insegnare e, con gli altri docenti, stabilire se uno studente sia idoneo o meno a diplomarsi. Praticamente, senza professori in lettere (o matematica scienze etc), non puoi indossare la coroncina d'alloro che fa tanto fashion. Ecco a cosa serve questa laurea tanto denigrata. Rispondi così quando rideranno di te. Italia: il paese in cui tutti sognano di essere chiamati dottori o ingegneri ma in cui tutti sbeffeggiano la scuola

Francesco

Anonimo ha detto...

@ Francesco: quello che scrivi è sacrosanto ma, se non si vuole insegnare, la laurea in lettere non serve a niente. Parlo per esperienza ;)

Simone ha detto...

Scusate ma quasi tutte le lauree servono anche per insegnare: matematica, fisica, chimica, biologia, architettura... Non capisco perché quella in lettere deve essere diversa o perché l'insegnante debba identificarsi con il "letterato".

Simone

Anonimo ha detto...

Simone, quasi tutte le lauree permettono di insegnare ma la laurea in lettere serve "solo" a quello e se la prospettiva di insegnare non rientra in quelle di Martina (o di chiunque altro) meglio un altro corso di laurea.

Sono l'anonima di prima :)

Unknown ha detto...

Salve a tutti.
Sono la cui di sopra idealista, giovane, e a quanto leggo destinata all'insegnamento Martina.
Non so, sinceramente.
Non ne ho proprio idea, altrettanto sinceramente, di cosa mi riservi il futuro. Ma inizio a pensare ( o meglio, confermo il pensiero) che non è una questione d'età, la lungimiranza offuscata. Si possono avere 20 anni o magari 50, e non avere comunque la benché minima idea di cosa riserva il futuro. Per indole, sono una persona che si annoia facilmente. Se mi dovessi trovare tra 30 anni realizzata e stabile, probabilmente mi lamenterei della monotonia. Che sia l'oblio che ci aspetta domani, o che sia quella proposta di lavoro che aspettavamo da una vita, o quella proposta di un altro lavoro che proprio non ci saremmo mai potuti aspettare e che, nonostante lo scetticismo, accettiamo, che sia l'amore o un nuovo amico, che sia una lezione all'università particolarmente interessante, che sia l'illuminazione sulla via di damasco, a me va bene.
Studi medicina per 10 anni, e poi ti ritrovi appassionato alla botamica. Studi letteratura per 5 anni, e poi capisci di voler fare l'assistente sociale. Vivi 3 anni senza cagarti tuo padre,e poi tuo padre si ammala.
Se la vita fosse un videogioco magari, in cui qualsiasi mossa tu decida di fare, finirai comunque in uno schema preimpostato di comandi, e che volente e dolente ti ritroverai, vincente, alla fine, le cose sarebbero più facili. Se ci fossero dei passi universalmente giusti, se ci fossero le istruzioni per la riparazione degli errori, se ci fosse online una qualche guida stepbystep del "come diventare una persona felice", probabilmente, non esisterebbe nè la letteratura, nè l'arte, nè i tagli di capelli sbagliati.
Se il nostro patrimonio genetico fosse impostato sulla modalità standard, saremmo vegetali probabilmente.

Con le parole non si costruiscono i ponti, ma senza parole i ponti non servirebbero a niente.

Sono felice di essere umana, e credo che, nonostante tutto, nonostante quante porte mi chiuderanno in faccia e quanti libri non - pubblicherò, sarò sempre felice di essere umana.
E' una forma di realizzazione anche questa. Essere felici dell'essere umano che si è.

Sono veramente una penosa idealista, a legger-mi.
D'altro canto, frequento lettere, ci si poteva aspettare diversamente?

Simone ha detto...

Martina: ciao, e bentornata da queste parti!

Essere umani, e felici di esserlo, è una realizzazione importante. E ti auguro di trovarne tante altre, nella vita. :)

Simone

Eve bakery ha detto...

Ecco, lo sapevo, succede tutte le volte. Dovevo ripetere un simpaticissimo capitolo del manuale di letteratura e invece sono stata catturata dalla solita onda di pessimismo e crisi, legata al gigantesco problema esistenziale del "mio futuro". Dunque mi ritrovo in questo blog ( che non so neanche bene perché ) a leggere le parole di Martina, rendendomi conto, parola dopo parola, che questa ragazza astratta e virtuale mi somiglia. Dopo aver letto con attenzione ogni commento, decido di scriverne anche io uno ed aggiungerlo in ritardo di un anno; le motivazioni sono due: voglio sfogarmi; spero che qualche anima mi risponda.

Ho quasi 22 anni ignari, volati via come il vento a partire dai 19 ( appena il tempo della mia vita si è reso conto che stavo preoccupandomi del suo passare, ha velocizzato il passo. Bastardo :( ....) e tanti sogni, ma proprio tanti. Un anno l'ho perso iscrivendomi a Giurisprudenza, mollata quando ho sostituito il ripasso per una materia con la stesura del mio fantasy. Non era la mia facoltà. Dunque mi sono detta: " Valentina, non puoi certo scappare da questo cazzodipaesedimerda come se niente fosse! Devi avere una laurea perdio " e mi sono iscritta in Lettere. Perché poi " Valentina, non puoi permetterti di studiare e basta, la tua famiglia è strapovera, cerca di lavorare. " Inizio a lavorare del campo del giornalismo televisivo ( locale ). Finiti i soldi per la regione, finita la pacchia della mia redazione. Tutti a casa. Ma almeno so che non voglio più fare la giornalista. Dopo due anni una materia, qualche mio servizio giornalistico su youtube...ed il mio fantasy a metà.

E non è che sono di Milano o Roma ( dai qualsiasi città dell'Italia andava bene ). Nono. Io vengo da un isola. DA UNA CAZZO DI ISOLA.

Sola, contraria alla mentalità della mia terra, della mia città e del mio paese, rivoluzionaria dentro - codarda fuori - , con la voglia di scoprire il mondo, scrivere, imparare le lingue, lavorare, studiare, darmi da fare, eppure ferma...immobile.

Perché? Forse perché ho il brutto dono del pensiero, che mi fa rendere conto della vanità di ciò che sto costruendo. L'importante è "fare"? Vallo a dire a chi costruisce un palazzo su un terreno a rischio di frana. Io comprendo chi dice di studiare, farsi una cultura, piuttosto che arrendersi e scappare...
Ma questa laurea italiana è una necessità o un modo per temporeggiare? Io ormai gli occhi li ho aperti, dunque cos'ho più da cercare qui? So che il terreno non è adatto a costruire, e allora perché continuo a mettere cemento, sempre più difficile da togliere?

Vorrei dire basta...che non sia frainteso con un "basta a tutto", ma un semplice " basta ad un paese che non vuole darti nulla

Cara Martina, io spero che tu riesca ad andare avanti con ottimismo, che riesca a pubblicare il tuo libro e a non pentirti della tua laurea. Ma se i dubbi dovessero persistere, insinuarsi prepotentemente in ogni scelta che stai compiendo, in ogni materia che credi di dare a vuoto, scegli la tua strada come se dovessi morire domani.
Forse non salverai te stessa e il tuo futuro, ma almeno avrai salvato la tua passione, i tuoi sogni, il tuo cuore.
E finché c'è quello, sai di avere ancora qualcosa.