Pilota di aereo si appunta il significato di tutti quegli indicatori. |
Ogni medico ha - o dovrebbe avere - delle capacità più o meno sviluppate. Il modo di rapportarsi agli altri, le conoscenze teoriche, le abiltià tecniche.
Ma non è che c'è qualcosa che se la sai fare sei "bravo", e se non la sai fare sei "non bravo". È tutto un universo più complesso di conoscenze, sensibilità e competenze professionali, e se uno sta lì a fare i conti non è che può davvero darsi un voto come se fosse un semplice esame.
Ci mancherebbe.
Eppure, così, non avendo tante idee per aggiornare il blog in meno di mezz'ora (che poi ho da fare) questa cosa mi è venuta in mente e di questa vi parlo... sperando che magari voi diciate la vostra opinione.
Per me, le cose che vorrei saper fare come dottore (almeno nei primissimi anni dopo la laurea) e che per questo dovrei imparare durante questi studi, sono, in ordine sparso:
Mettere i punti: intendo punti di sutura semplici, non cose profonde o in punti particolari e che richiedano l'intervento del chirurgo.
Ho messo qualche volta dei punti su manichini e cose da esercitazione varie, ma a farlo davvero non sono capace e al momento non so se diventerò mai bravo a farlo.
Medicare una ferita: togliere i punti, pulire, disinfettare, bendare eccetera. L'ho visto fare, è più facile che mettere i punti, ma pure qua stiamo malino.
Sistemare le apparecchiature e materiale sanitario: con questo voglio dire mettere il monitor, cambiare una flebo, sistemare l'ossigeno... e vabbe'. Qua, più o meno, me la cavo.
Fare un prelievo: ho messo qualche agocannula, ma finora i prelievi proprio precisi del sangue non li ho mai fatti. Certo non è una cosa tanto complicata, diciamo che ancora non ci siamo... ma meglio dei punti.
Leggere le analisi del sangue: sarebbe a dire, capire i risultati del prelievo fatto sopra. Diciamo che me la cavicchio, anche se ogni tanto qualche parametro me lo scordo oppure mi confondo ancora. Bisogna continuare ad esercitarsi.
Fare un emogas: il prelievo da emogas è un po' un casino. Ne ho fatti un pochino e va così così, ma siamo ancora lontani dalla pratica necessaria per fare sempre un buon lavoro.
Interpretare un emogas: con il difetto di qualche parametro (specialmente gli elettroliti) che non riesco a memorizzare ancora negli intervalli precisi, arrivo a osare di dire che - più o meno - l'emogas lo so quasi interpretare e da qui alla laurea penso che ci saremo.
Fare un ECG: mettere gli elettrodi sui pazienti sudati coi peli che non si appiccicano e poi si agitano e non stanno fermi è complicato. Mi è capitato di riuscire a farcela anche da solo, però, segno che tutto sommato non era complicato, ma semplice.
Interpretare un ECG: secondo me ci - quasi - prendo abbastanza spesso. Poi però ogni tanto ci sono le patologie cardiologiche assurde che non imparerò mai, o certe cose che proprio non si vedono. Penso che sarò bravino a leggere gli elettrocardiogrammi, alla fine, ma mai quanto un cardiologo o uno studente particolarmente secchione.
Interpretare lastre, TAC, risonanze magnetiche: di queste ne vedo molte, anche se - per il reparto dove sono - si tratta spesso delle stesse patologie. Cioè è facile vedere una cosa quando, tutto sommato, è proprio quello che cercavi. Ma, insomma, credo che andiamo benino anche qui.
Diagnosticare una malattia e dare la terapia adatta: fermo restando che le mie conoscenze teoriche sono tutt'altro che perfette e complete, la diagnosi è una cosa molto difficile per qualunque medico e - per come funzionano gli ospedali moderni - quando visiti un paziente sei già indirizzato comunque verso un certo tipo di patologia e non è in ogni caso detto che a una diagnosi si arrivi.
Diciamo che - per il momento - non mi sento assicuramente in grado di decidere e somministrare una terapia. Anche se inizio a ricordarmi un bel po' di farmaci (contro milioni di miliardi che invece non ricordo) e anche se credo che, per dare terapie, forse sia davvero troppo presto.
Interagire coi pazienti: sembra stupido, ma forse è metà del lavoro. Se coi pazienti ti incavoli, ti stanchi, litighi o non sai comunicare alla fine fai il doppio del lavoro. Se dei pazienti hai paura, ti impressioni, non te la senti di visitarli eccetera eccetera il lavoro - semplicemente - non lo farai mai.
Io in genere con i pazienti vado d'accordo. Arrivo a dire di essergli simpatico, almeno per quel poco che mi vedono. Nelle procedure che so fare sono abbastanza rilassato, mentre in quelle nuove mi irrigidisco un po'. Insomma sto avanti con la pratica, ma ne manca ancora.
Fare un'ecografia: sicuramente il mio progetto è di saper usare un ecografo dopo la laurea. L'idea è che userò un ecografo durante la tesi, ma ora come ora non ne ho mai toccato uno. C'è da dire che, per un medico semplicemente laureato, l'uso dell'ecografo forse è chiedere troppo.
Usare il fonendoscopio: lo strumento con cui si ascoltano il cuore e i polmoni. Io un pochino me la cavicchio: in genere riconosco un suono che non va, e che c'è una condizione patologica (e anche solo questo non è in fondo così poco). Però ho ancora difficoltà a esprimere a parole quello che ascolto, e a correlare il tutto con la patologia.
E ok. Diciamo che - più o meno - se il giorno della laurea fossi bravo in tutti questi punti mi sentirei soddisfatto. Ma mi sono scordato qualcosa?
Sicuramente sì, sicuramente anzi ne ho dimenticate troppe. E allora, aggiungetele voi: cosa vorreste, come minimo, che il vostro medico fosse in grado di fare?
Grazie!
Simone