I medici precari sono pagati in compresse di Tachipirina. |
Al cenone di Natale (e nei giorni successivi) più di un parente mi ha fatto il solito terzo grado su: "cosa fai dopo"? "In che ti specializzi"? "Come pensi di trovare lavoro "solo" con la laurea in Ingegneria e Medicina?"
Incontro degli amici, e di nuovo: "ma col master cosa ci fai? Perché dovrei farmi fare l'ecografia da te? Ma l'elettrocardiogramma non devi essere SPECIALIZZATO IN CARDIOLOGIA, per poterlo fare?"
Pure su Facebook, la gente mi chiede l'amicizia per farmi le stesse domande: "ma poi dopo la laurea che farai?" e lo stesso via mail. E su Twitter. E nei commenti al blog.
Ci manca giusto Instagram, ma lì forse è colpa mia che non lo so tanto usare e magari qualcuno mi chiede qualcosa ma me la perdo.
E insomma, è un po' di tempo che sembra quasi che non si parli di altro e che il discorso sia diventato un po' monotematico. Sarà il fatto dei tagli alla sanità, sarà la crisi e - soprattutto - sarà il periodo storico un po' negativo per i medici in generale.
Davvero, chi si è laureato in questi ultimi mesi rischia di ritrovarsi nell'infornata di medici più sfigata della storia: a partire dai seguaci di Esculapio alle più moderne terapie genetiche, non c'è mai stata una situazione così nera e negativa per un dottore italiano appena laureato.
In pratica ti laurei in una facoltà che già di per sé non ti dà degli strumenti per lavorare con un minimo di indipendenza. Non c'è posto per specializzarsi, non c'è posto per farsi assumere, non si può nemmeno fare il medico di base o i certificati più banali. Alla fine quello che puoi ambire nella più fortunata delle ipotesi è un posto da libero professionista precario, sottopagato, senza malattia o tredicesime o cazzi vari e schiacciato da burocrazia, tasse, assicurazioni e obblighi di ogni tipo.
Aggiungiamo pure gli assurdi fatti di cronaca recenti (che non voglio citare, ma saprete di cosa parlo) e che come sbagli a mettere un dito messo male rischi pure di beccarti denunce e procedimenti giudiziari vari... e allora stiamo veramente alla frutta.
E insomma: dopo l'entusiasmo di queste feste vogliamo passare al pessimismo totale e illimitato? No. Almeno - io - no. Assolutamente.
Io quando ho scelto di mollare quello che facevo per diventare un dottore, non sapevo realmente dove sarei arrivato. La cosa poteva durare un mese, un anno e poi spegnersi lì, oppure potevo andare avanti e finire dove sono adesso, che ormai manca poco.
Io sapevo che iscrivendomi a medicina non potevo aspettarmi chissà che risultati, e che vincendo il test di ammissione non avrei "svoltato" come si crede una bella fetta di quei 50 mila candidati che - chissà per quale motivo - ci provano ogni anno.
Decidendo di diventare un medico il lavoro "da paura", quello da ingegnere che firmi 4 carte del cazzo e stampi la fattura e intaschi i soldi - che già avevo - lo stavo buttando nel cesso e addio. Ciao ciao. Il fatto è che io sono un coglione, e a me quel lavoro faceva schifo e mi aveva reso infelice e depresso.
Fatto sta che nessuno aspetta un neolaureato di 40 anni per assumerlo o farlo primario o metterlo a capo di qualche sala operatoria o dipartimento importante. Ma io non è che non ci arrivavo da me fin dal principio, eh? La laurea in Ingegneria insomma a capire un minimo dei rapporti di causa ed effetto tutto sommato è servita :)
Se mi sono iscritto a medicina l'ho fatto per diventare la persona che volevo essere. E a 30-40 anni ma anche un pochino a 18 o a 20 - perché non sarebbe giusto dire altrimenti - se decidi di diventare chi vuoi tu devi farlo barattandolo con un casino di tempo buttato sui libri. Con la possibilità di sistemarti subito. Con una professione migliore. Con possibilità di carriera. Con una serenità familiare e con tante altre cose delle quali niente di quello che potresti ottenere o vincere "dopo la laurea" ti potrà mai ripagare materialmente.
L'unica cosa che dà un senso a certe scelte e a certi percorsi, è portarli a termine. È spegnere quella vocina del cazzo che da anni ti dice "provaci, provaci" e guardarti indietro alla fine di tutto e dirti: "ecco, ce l'ho fatta. Non mi pare vero".
Se andiamo a valutare lo stipendio, io non guadagnerò mai abbastanza rispetto a quello che ho speso in questa laurea, mi pare evidente. Ma, insomma, già lo sapevo e l'avevo già messo in conto.
E insomma: a Natale sono stato - tra il pranzo e la cena - in pronto soccorso. Unico studente dell'intero comprensorio ospedaliero e universitario, ho fatto un po' di ecografie, ho visto qualche medicazione, ho letto una TAC e mangiato cioccolata e panettone con gli amici infermieri e medici del reparto.
Il 26 Dicembre sono andato al pronto soccorso pediatrico. Unico studente dell'intero comprensorio ospedaliero e universitario pure lì, ho visitato un po' di regazzini. Ho visto cosa si fa quando hanno il raffreddore e sputacchiano e scatarrano, e lì la cioccolata non c'era ma tanto poi avevo un'altra cena natalizia e dolci e pandori vari non sono mancati.
E insomma, per rispondere di nuovo a tutti parenti e amici e conoscenti che me lo chiedono: dopo la laurea farò qualche corso e master. Senza specializzazione certo è difficile trovare un impiego stabile o dei pazienti o una struttura che ti si fili, e non è facile nemmeno trovare un modo elegante per rispondere a chi ti predice sventura durante il cenone di Natale.
Ma io mi sono iscritto a medicina per diventare un dottore. Io voglio fare il medico perché mi piace andare in pronto soccorso durante le feste tra il casino, la puzza, la gente che schizza sangue e i bambini che ti sputano i virus in bocca e piangono per tutto il turno filato senza interruzioni pause o abbassamenti di volume neanche minimi: roba che a passarci la notte mi sa che esci pazzo.
Volevo diventare un dottore. Forse ce l'ho quasi fatta, e sono già contento così.
Sono - davvero - già contento così.
Simone